//Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità

di | 2018-12-03T10:17:05+01:00 2-12-2018 18:32|Alboscuole|0 Commenti
di Giulio Armando Palmieri (classe 2^C) – Le abitudini… Spesso sono considerate monotone, noiose, persino pericolose…. “abiti” per persone che non hanno fantasia, creatività, persone che temono il cambiamento o che vanno in crisi quando sono costrette a cambiare. Io amo le abitudini, amo la mia “comfort zone” e mi piace anche cambiare… ogni tanto. Sono convinto che il cervello umano abbia bisogno di automatismi per semplificare le cose, non potendo ricrearle di continuo; ripetere delle azioni ci aiuta ad essere più precisi, a fare meno errori e a provare meno ansia. E’ quello che facciamo con le abitudini che fa la differenza: se facciamo sempre le stesse cose con sterilità, senza passione, con opacità, oserei dire, è naturale che poi ci spegniamo e, come dice la poetessa brasiliana Martha Medeiros, “lentamente muoriamo”. Se, invece, le rendiamo vive e all’interno di esse costruiamo nuove esperienze, allora tutto assume un aspetto diverso e fecondo. Chiarisco meglio parlando di ciò che sperimento ogni mattina. Abito a Sessa Aurunca (CE) e faccio sempre la stessa strada per andare a scuola, a volte in auto, a volte a piedi…ormai le mie gambe mi trasportano automaticamente dal quartiere del Duomo a Viale Trieste e, mentre cammino, è un piacere ritrovare i luoghi a me noti e scoprire ogni giorno particolari diversi di case, negozi e, perché no, anche delle persone che incrocio puntualmente per strada. Nulla però è sempre uguale: un giorno alzi lo sguardo e noti un cornicione decorato, che per anni non hai mai guardato semplicemente perché in quel tratto di strada eri sempre impegnato ad attraversare o perché il peso dello zaino non ti permetteva di tenere la testa alzata; un altro trovi un portone aperto che ti svela la bellezza di un antico cortile. Mesi fa ho scoperto un viso scolpito in alto, su un muro di un palazzo, che mi ha visto crescere man mano che ripetutamente passavo accanto alle sue pietre e la cui bellezza per tanto tempo mi era sfuggita…eppure percorrevo a piedi quel vicoletto da una vita. Più cresco e più mi godo il mio “solito” tragitto. Ho amici che frequento dall’infanzia, ragazzi con i quali gioco, esco e discuto quasi tutti i giorni. Anche l’amicizia, secondo me, ha bisogno di una certa regolarità, di abitudini, di condivisione continua per poter crescere e consolidarsi. Da qualche parte, non so più dove, ho letto che l’abitudine è come rafforzare la trama di un tessuto per farlo diventare più solido e poterci poi ricamare; anche l’amicizia per me ha bisogno di “ripassi” continui per poterci “ricamare” belle e forti esperienze che arricchiscano le persone. Se non si fanno i ripassi il tessuto si consuma, la trama si dirada e non ci si può ricamare nulla di bello e duraturo. Ovviamente c’è bisogno anche di equilibrio sia nel tessere che nel ricamare, altrimenti si può incorrere nella pesantezza della ripetitività, si può togliere ossigeno alle relazioni e sbilanciare i rapporti. E’ importante capire ciò che ci serve e ci fa bene, senza perdere di vista chi abbiamo accanto e le sue esigenze. Ognuno ha bisogno di una sua tessitura e a volte non è facile ricamare su tessuti diversi, ma di sicuro è difficile, a mio avviso, fare bei ricami su tessuti bucati: se un’amicizia non la curi, non la alimenti, con il tempo e la lontananza si dirada, si affievolisce e si perde. L’imprevisto…. Può spiazzarmi, può intimorirmi, può crearmi ansia, ma fa parte della vita e lo affronto o mi ci adeguo come posso; in genere, l’essere umano può reagire positivamente ai vari impedimenti che lo portano ad uscire dal proprio “nido sicuro” solo se alle spalle ha un solido strato di esperienze serene, una buona autostima, la capacità di modificare parti di se stesso e della propria routine, forte, però, della presenza di amici o affetti sinceri a cui potersi aggrappare nei momenti di spiazzamento e di insicurezza. In effetti quello che gli psicologi definiscono con il termine “resilienza” è proprio la capacità di adeguarsi al cambiamento intravedendo positività nell’apparente negatività degli eventi e dando un nuovo slancio alla propria esistenza, ma la resilienza si conquista, si costruisce quando si hanno spalle forti per tante esperienze gratificanti, rilassanti e ripetute. Credo che valga l’ossimoro: Viva… la “viva routine”   Lentamente muore  Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia di vestire un colore nuovo, chi non parla a chi non conosce./ Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero al bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti./ Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e’ infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati./ Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sé stesso./ Muore lentamente, chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare./ Muore lentamente, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante./ Lentamente muore, chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce./ Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare./ Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità./                                                                Martha Medeiros