Tra i tanti santi che pare siano nati a Ripacandida, San Mariano, San Laviero e San Donato, ci occuperemo di quest’ultimo perché ci ha colpito il fatto che sia morto a soli 19 anni ed è considerato il santo più giovane della Basilicata
Donato Simone è nato nel 1179 da un’umile famiglia a Ripacandida, fin da piccolo ha avuto la vocazione nel seguire il Signore. In particolare ha conosciuto l’apostolato dei discepoli di san Guglielmo ed il suo desiderio era entrare nell’ordine dei verginiani. A soli 14 anni si è recato con i suoi genitori a Montevergine dove furono ricevuti da fra Pascasio, priore del monastero, ma gli venne consigliato di aspettare un altro anno sia perché era troppo giovane sia perché maturasse bene la decisione. Ascoltò con grande attenzione le spiegazioni di fra Pascasio sulla severità delle regole monastiche che però non lo scoraggiarono. Nel 1194 ritornò a Montevergine e questa volta fu accolto, così iniziò il noviziato e e trascorse un anno di intenso lavoro spirituale. Al termine dell’anno andò al monastero di Sant’Onofrio dove disbriga delle mansioni a favore della comunità pronto all’obbedienza e al servizio di Dio accompagnato dal motto di san Guglielmo:” Amate Dio solo, Lui solo possedete “. Dopo 4 anni di vita religiosa e dopo una breve malattia ,il Signore lo ha chiamato a sé il 17 agosto del 1198.Solo a Ripacandida lo chiamano Donatello per distinguerlo da San Donato di Arezzo vescovo e patrono.
La notizia della malattia giunge in ritardo a Ripacandida a causa della distanza così quando il padre giunge, Donato è già volato in cielo e trova conforto solo nel constatare la stima e l’affetto da parte dei suoi confratelli e da parte della gente accorsa numerosa, in quanto già si recavano da lui per cercare consigli e conforto per i mali del corpo e dell’anima. La gente già diceva “è morto il santo” . Il padre ottiene dal priore il permesso di trasportare la salma del figlio a Ripacandida. Quando il feretro arrivò ad Auletta il popolo piangendo diceva “O Donato, ci lasci così sconsolati e afflitti senza lasciarci un segno della tua solita amorevolezza?” A quelle parole il braccio destro distaccato dal gomito, cadde a terra e fu raccolto con grande venerazione. Ancora oggi è conservato ed è incorrotto.
Ma perché era ritenuto santo? Dopo tutto gli erano state date mansioni umili: curare l’orto, il pollaio, fare il pane senza che se ne lamentasse. La caratteristica di san Donato è stata quella di essere straordinario nelle azioni ordinarie della vita comune. Elemento essenziale rimane quello dell’esercizio delle virtù in grado eroico ed infatti è rappresentato con in mano la croce e il giglio a significare il suo spirito di mortificazione e la purezza del suo animo. Gli antichi biografi del santo riportano fatti meravigliosi che attestano il suo dominio sulle forze della natura e sugli animali .
Si racconta che i monaci avevano delle arnie per la produzione del miele, ogni giorno venivano danneggiate ed il priore non sapeva darsi una spiegazione. Addirittura venne considerato Donato l’autore del furto e del danno. Donato si mette in attesa vicino alle arnie e vede arrivare un orso maestoso e non esita ad avvolgere il collo della fiera con il laccio del saio e al suo comando l’orso divenne mansueto tanto da essere portato davanti al suo superiore che pregò il giovane Donato di comandare alla bestia di non danneggiare più quel luogo. Al comando di Donato l’orso si ritirò come agnello mansueto sui monti e non ritornò più.
Numerosi i prodigi che si attribuiscono al giovane santo. Il Servo di Dio, Giambattista Rossi, Arciprete di Ripacandida (1746) affetto da frequenti attacchi epilettici era ridotto in fin di vita, da bambino. I pii genitori, con voti e con lacrime si rivolsero al santo concittadino dal quale ebbero la grazia infatti il bimbo fu risparmiato alla morte. Ci sono testimonianze documentate che riportano vari miracoli tra cui quelli di aver ha restituito il dono della parola a due bambini muti .
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