di Vittoria Ciricugno –
L’emergenza coronavirus è l’argomento principale delle giornate odierne. Questa epidemia sta devastando il mondo intero. Il nostro Paese sta vivendo una vera e propria emergenza. Le regioni del nord, in particolar modo la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna combattono con ritmi estenuanti tale nemico invisibile, subdolo, letale.
L’informazione, i nostri politici e le istituzioni ci raccomandano l’isolamento per poter fermare il contagio.
Il nuovo stile di vita che abbiamo adottato tutti è pesato all’ inizio un po’, perché siamo passati bruscamente dalla vita frenetica e ricca di frastuoni e rumori, ad una quotidianità fatta di silenzi e ritmi scanditi da ritmi lenti e quasi statici.
Come si viveva prima di questa drammatica emergenza sanitaria?
I ritmi di vita erano incalzanti, frenetici. I rapporti umani erano inesistenti e, quando c’erano, erano superficiali, vuoti, sterili. Parlavamo velocemente senza comunicare.
In una società fondata sulla voracità di immagini, non eravamo abituati ad ascoltare l’altro; eravamo solo abituati a parlare e parlare e a prevaricare sulla frase di un altro con la nostra; eravamo pronti ad “assorbire” sempre stimoli da diversi canali del web.
Da un giorno con l’altro ci siamo trovati diversi. Nella condizione di isolamento, abbiamo riscoperto la necessità delle piccole cose, dei gesti, dei rapporti umani.
Tutto ciò, che ci appariva scontato e che abbiamo trascurato perché conducevamo una vita frenetica e priva di significati, ora bussa alla nostra porta perché fondamentale e vitale. Nel silenzio che stiamo vivendo siamo ritornati a dare importanza a ciò che fino a qualche giorno fa era scontato nelle relazioni umane, ma che è stato trascurato. Ecco allora che, nelle abitazioni di quanti come noi vivono questo drammatico momento, diventano frequenti le telefonate o le videochiamate a paranti e amici. Il senso di solitudine che stiamo sperimentando, la mancanza di presenza dell’altro sono colmati e sostituiti da un contatto virtuale. Stiamo riscoprendo tutti l’importanza delle relazioni, del dialogo, di uno sguardo, di una parola di conforto. Si tratta di piccoli gesti e accortezze che avevamo dimenticato e trascurato perché dovevamo correre non si sa verso quale “dove”!
Si riscopre l’importanza del condividere lezioni e momenti ricreativi, il rapporto diretto con docenti e compagni. Si rimpiange la tanto criticata scuola con i sui tempi, le sue regole, le sue ansie e le sue soddisfazioni, la sua condivisione di idee, progetti e speranze.
In questi giorni si sta riscoprendo la necessità di avere significative relazioni. All’ interno di una stessa famiglia si riscopre il gusto di stare insieme per confrontarsi, chiacchierare, ascoltare.
Con questo momento di emergenza sanitaria, abbiamo anche riscoperto quanto valore abbiano gli anziani. Eh sì, proprio loro! Questi fanno parte di quella fascia debole della nostra società, ma hanno un grande valore perché sono le querce delle nostre famiglie in quanto trasmettono sicurezze. Questa parte della nostra comunità è la più colpita dall’ epidemia perché è una fascia della popolazione debole. Adesso, nella drammaticità, stiamo riscoprendo che anche un anziano ha la sua importanza, il suo ruolo: quanto avremmo noi ragazzi da apprendere dalla loro esperienza e della loro saggezza!
Quando questo sconfortante momento storico sarà finito, tutti saremo diversi: cresceremo come persone e daremo importanza ai valori che sono all’origine dell’esistenza.