Purtroppo ogni anno, in tutto il mondo, vengono uccisi numerosi uomini, donne e bambini totalmente innocenti, solo perché hanno la pelle di un altro colore. Quest’ odio è generato dal razzismo, un fenomeno nato ormai secoli fa, che discrimina i popoli di etnie diverse dalla propria. I neri sono i più discriminati, e vengono perseguitati e uccisi.
1964 in America: l’anno decisivo? Forse no.
Nel 1964, dopo numerose proteste da parte dei cittadini neri capitanati da Martin Luther King, il Congresso americano concede finalmente i diritti civili anche agli afroamericani, ai quali sarebbero spettati pari diritti rispetto bianchi. Ma questa lotta è davvero servita a qualcosa? Ovviamente no.
Secondo uno studio del “Proceedings of the National Academy of Science of the United States of America”, essere uccisi durante un arresto da parte di un agente di polizia rappresenta in Nord America la sesta causa di morte per gli uomini di età compresa tra i 25 e i 29 anni, appartenenti a qualsiasi gruppo etnico. Rispetto ai bianchi, gli uomini afroamericani sono 2,5 volte più a rischio.
Tra questi, nel 2021, c’era George Floyd, forse il caso che ha fatto più scalpore: aveva solo quando 46 anni quando un poliziotto lo ha soffocato, tenendo il proprio il ginocchio sulla sua gola per nove minuti. E allora a cosa sono servite le innumerevoli lotte per i diritti, nelle quali migliaia di uomini hanno creduto? Cosa ne è stato della “parità di diritti coi bianchi”?
Ovviamente non approvo il fenomeno del razzismo in nessuna delle sue forme e spero davvero che prima o poi si raggiunga una situazione di uguaglianza tra popoli di diverse etnie, ma questo è davvero possibile? Probabilmente no, perché alla base del razzismo c’è la paura: l’uomo teme il diverso e non lo accetta, e non saranno certo delle proteste a cambiare la mentalità umana, perché questa è troppo corrotta.
Andrea Monopoli – 3^D
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