di Maristella Regano (classe 1^E) – Alla scuola primaria ho avuto un’insegnante severa ma giusta. Si chiama GIOVINA DI TACCHIO: una maestra dall’aria intelligente e sicura, capelli corti neri, occhi scuri, naso piccolo e corporatura media.
Mi ha insegnato matematica, italiano, scienze, arte e musica.
Per cinque anni la maestra Gio’ ha voluto mettere alla base di tutto il rispetto reciproco, che non poteva mancare nella nostra classe. Le sue regole erano, sono, e continueranno ad essere fonte di ispirazione e correttezza tra di noi, se venivano infrante, lei avrebbe preso seri provvedimenti.
Aveva un metodo di studio preciso e nello stesso tempo coinvolgente per tutta la classe. Quando spiegava leggeva dal suo libro, faceva sottolineare le parti più importanti e impostava il lavoro da fare poi a casa che consisteva nel fare mappe, schemi e verbalizzazioni.
Ogni alunno così si sbizzarriva nella costruzione e coloritura delle mappe: c’era chi le arricchiva di disegni, chi le tempestava di colori, chi le riempiva di frecce di qua e di là, insomma rispecchiavano anche le caratteristiche dei bambini.
Qualche volta facevamo anche esperimenti. Le interrogazioni erano così: la maestra Giò interrogava singolarmente ma a volte creavamo dei gruppi per sfidarci; questo comportava pomeriggi intensi di studio.
Sono passati in fretta gli anni della scuola primaria, anni di amicizia, studio, lavoro, problemi e complicazioni.
La prima media rappresenta un passaggio molto importante perché segna l’inizio di una nuova avventura ma se ripenso alla mia classe dell’anno scorso ricordo tante cose che rimarranno nel mio cuore.
La maestra Giò diceva sempre: “Anche se sarai stanco di camminare, cammina col cuore”
A lei dedico tutto quello che sono ora.