di Maddalena Della Moretta
Scialla è un film del 2011 scritto e diretto da Francesco Bruni con Fabrizio Bentivoglio, Barbora Bobuľová e Filippo Scicchitano. La storia parla di Bruno, ex professore disilluso che campa con le ripetizioni e facendo il ghostwriter di biografie di persone famose. Tra i suoi studenti c’è Luca, ragazzo irriverente che non ha molta voglia di studiare, che scopre essere suo figlio di una relazione passata solo perché la madre accetta un lavoro nel Mali e, in mancanza di alternative, gli chiede di ospitarlo per sei mesi. Luca ovviamente non è al corrente della situazione e pensa che il suo professore sia solo un amico di sua madre.
I due sono agli antipodi: Bruno è vecchio, calmo, disilluso, innamorato perso della letteratura, un po’ sfigato, un vero e proprio ignavo; Luca invece è giovane, impulsivo e pieno di vitalità, è affascinato dalla narrazione romanzata della malavita, quella che si vede nei film. Di studiare non se ne parla proprio: in classe sta sempre con le cuffie, dorme sul banco, salta scuola appena può. È convinto che il suo vero padre sia un criminale conosciuto da sua madre mentre faceva corsi di teatro presso le carceri. Se lo immagina come un boss mafioso, un uomo “vero”, di quelli tutti d’un pezzo e mai un uomo come Bruno.
Tramite un ragazzo conosciuto nella palestra dove fa boxe inizia a frequentare prima locali esclusivi, poi a entrare a contatto con il mondo della droga e della mafia. Da qui inizia a capire che forse quel mondo non è così bello come immaginava e, dopo aver scoperto l’intenzione dei suoi professori di bocciarlo già diversi mesi prima che finisca la scuola, inizia a mettere un po’ la testa a posto e grazie all’aiuto del padre riesce a recuperare.
I due piano piano convergono verso il centro compensandosi a vicenda: Luca smette di essere impulsivo e riflette seriamente sul suo futuro, mentre Bruno inizia a prendere coraggio, smettendo di essere passivo nei confronti della vita, tirando fuori i denti (bruttino dire “le palle”) in diverse situazioni per difendere Luca. Questo gli fa guadagnare molto rispetto agli occhi del ragazzo, perché finalmente Bruno inizia a comportarsi come un vero e proprio padre.
Il finale non è scontato ma non per questo brutto, al contrario, fornisce al film una nuova luce raramente presente nelle commedie italiane. Alcune scene sono un po’ romanzate e questo fa perdere un po’ di punti, ma nel complesso lo trovo un film molto bello.
Forse sono di parte, ma ho apprezzato tanto l’ambientazione della Roma dei primi duemila, dove l’atmosfera hip hop fa da cornice -musicale e non- all’intera storia; la colonna sonora è stata curata da Amir e The Caesars, ottenendo anche premi come il Nastro d’argento 2012.