Di Redazione – con disegni della classe III sez. F realizzati con il professore Raffaele Maniello
Può un’opera d’arte, in quanto tale, essere non esclusiva e riproducibile?
Può il dirompente linguaggio artistico conciliarsi con le esigenze di una società sempre più consumistica e consumatrice di immagini, oggetti ed esperienze?
La Pop Art, corrente artistica che si sviluppa tra Inghilterra e Stati Uniti tra gli anni ’50 e ’60, struttura e divulga delle possibili risposte a queste domande attraverso le opere di artisti come Roy Lichetenstein e Andy Warhol.
I nuovi oggetti dei desideri dei neonati consumatori delle società post belliche: automobili, lavatrici, detersivi cibo in scatola, diventano oggetti di interesse per gli artisti pop. Un interesse che osserva e riproduce, senza criticare, istantanee di vita quotidiana: l’artificialità di un mondo che si svuota di significato e bellezza. I colori sgargianti, allegri fanno da contro canto al nuovo senso di vuoto e di angoscia che abita nell’uomo di fine millennio. E tuttavia la Pop Art non giudica, non critica le nuove divinità che, attraverso i mass media, dirigono le masse verso nuovi inquietanti scenari; si limita a isolarne segmenti di meccanismi. Li isola e li riproduce all’infinito, portando il fruitore di arte ad interrogare se stesso in qualità di consumatore sociale.
I linguaggi della Pop Art si innestano quindi sui linguaggi utilizzati dal mondo della comunicazione di massa: foto, immagini pubblicitarie, fumetti. Non ci sono messaggi ma oggetti o visi di personaggi famosi di cui si mostrano i difetti o la nuda superficie.
Gli studenti della III F nei giorni scorsi, guidati dal professor R.Maniello, hanno riflettuto su queste principali tematiche legate al movimento della Pop Art.
Attraverso la riproduzione dell’opera di Lichetenstein: un frammento di fumetto, una vignetta isolata ed ingrandita sui fogli da disegno, con colori campiti in modo piatto e uniforme con gli spessori dei contorni mutati, che vede come protagonista una bionda eroina, gli studenti hanno avuto modo di approfondire quanto quel tipo di arte intendesse usufruire delle tecniche tipografiche e del fumetto, per permettere a tutti di specchiarsi in una realtà sovraccarica di immagini ma priva di significati.