//Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea

Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea

di | 2022-05-16T23:04:55+02:00 16-5-2022 23:04|Alboscuole|0 Commenti

Le classi IV C e V D del plesso XXI Aprile e la classe IV D del plesso Papa Wojtyla hanno partecipato con racconti e poesie alla X edizione del Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea.

Sono stati proclamati vincitori e invitati alla premiazione ufficiale in Campidoglio, presso la sala Promoteca, il 17 maggio.

Complimenti agli alunni e ai loro insegnanti!!!

Di seguito gli elaborati…

Dei bambini della IV D –Papa Wojtyla –

LA STRADA DELLA PACE

La strada della pace è piena di sorrisi

e le pietre sono fatte di mille fiordalisi.

La strada della pace la vedi da lontano

è piena di persone che si tengono per mano.

La strada della pace ha mille colori,

ma il nero dell’odio rimane

sempre fuori.

La strada della pace ha tanti confetti

di zucchero e di mandorle: sono sempre perfetti.

La strada della pace è senza catene:

è fatta da persone che si vogliono bene.

La strada della pace ci vedrà seduti per terra

mentre un bambino ci chiederà – Che cos’era la guerra? –

POESIA PER LA PACE

Terra e sole, sole e Terra

non ci piace questa guerra.

Brace e fuoco, fuoco e brace

noi vogliamo solo pace.

Papà, mamme e noi bambini

vogliamo stare sempre vicini.

Se i bambini di tutto il mondo

unissero le loro mani in un girotondo

coprirebbero così la Terra

evitando per sempre ogni guerra.

Nei nostri cuori batte forte

quella vita contro la morte.

Brace e fuoco, fuoco e brace

Noi vogliamo solo pace.

 

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Dei bambini della IV C – XXI Aprile –

L’elaborato è frutto del lavoro dei 20 alunni che, in piccoli gruppi, hanno prodotto il testo, realizzato i disegni utilizzando le matite colorate e successivamente hanno curato la riproduzione del personaggio principale della storia attraverso l’uso di un semplice programma di grafica (IBISPAINT). L’elaborato in chiave interdisciplinare, tenendo conto dell’importanza di diverse competenze in chiave collaborativa, ha promosso l’integrazione e l’inclusione, ha permesso a tutti gli alunni di sviluppare diverse abilità, acquisire nuove competenze nel disegno, spaziare con la fantasia a livello testuale, iconografico, geografico e tecnologico. Le tematiche affrontate hanno permesso di lavorare anche su tematiche riguardanti l’educazione civica (bullismo ed educazione ambientale).

Le avventure di TartaLuna

Salve a tutti! Siamo nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico.

Sì certo, il nome è rassicurante tanto che farebbe pensare ad una distesa di acque calme, tranquille, quiete ma, in realtà, non sembra sia proprio così.

Nell’oceano ma, più esattamente, nel Triangolo dei Coralli, c’è un’atmosfera tranquilla e serena. In queste acque azzurre e profonde, vivono tante specie di animali marini: pesci tropicali, tartarughe, polpi… c’è anche una barriera corallina dai colori brillanti: rosso, giallo, blu, verde e viola che ospita tutti gli abitanti di quell’immensa distesa d’acqua.

Nelle profondità di questo oceano, lì dove ci sono frequenti uragani e tsunami, vive TartaLuna, una giovane tartaruga che non teme nulla.

Vive in queste acque da tanti anni poiché c’è cibo in abbondanza.

TartaLuna nuota felice e spensierata in compagnia di altri abitanti dell’oceano. Ma che strano nome ha! È chiamata da tutti così perché, da quando è nata, ha una piccola ruga a forma di luna proprio al centro del capo. È una tartaruga molto particolare ed è una gran curiosona.

Ogni sera si ferma a pelo d’acqua e resta lì, affascinata, ad osservare la luna che la sta seguendo quasi per farle luce durante il tragitto e le rivolge un sorriso.

In lontananza vede un chiarore provenire dallo stabilimento balneare che è ormai vuoto e si lascia prendere dai ricordi di quando è nata. Lei è una delle 110 tartarughine, lunga appena 5 centimetri.

Ricorda che era buio sulla spiaggia quella notte; intorno c’era solo il rumore delle onde che a riva producevano una schiuma bianca.

Ricorda così i primi momenti di vita: era ancora sotto la sabbia umida, a circa mezzo metro di profondità, vicino ad altre piccole tartarughine che contemporaneamente mettevano la testa fuori dalla sabbia, felici di essere nate. Non è stato semplice per lei farsi largo tra i suoi simili e tra la sabbia bagnata e pesante da cui doveva scrollarsi per poter raggiungere l’acqua. Tante volte ricorda un momento davvero pauroso della sua infanzia: quando si schiusero le uova, si ritrovò circondata da una immensa quantità di granchi affamati, pronti ad attaccare e a guadagnarsi il cibo per un giorno.

Il ricordo poi andò al momento in cui riuscì a salvarsi poiché raccolse tutte le sue forze e arrivò velocemente in acqua.

Ma la tranquillità sarebbe durata poco anche lì, perché in superficie numerosi gabbiani erano pronti a scendere in picchiata per catturare le giovani tartarughine.

TartaLuna riuscì a salvarsi quando si spinse in apnea nelle profondità dell’oceano e fu proprio lì, che conobbe nuovi amici con cui trascorse i giorni seguenti in serenità. Quando si fece buio anche nel fondo dell’oceano, TartaLuna si addormentò e, quando alle prime luci dell’alba si risvegliò, si accorse di essere sola.

Ma dov’erano tutte le sorelline e i fratellini? Dov’erano tutti i suoi amici? Tutti quelli che, fino alla sera prima, erano lì con lei?

Decise allora di mettersi in viaggio per raggiungere le sue amiche nelle profondità dell’oceano. Mangiò una piccola medusa e poi si spinse ancora più lontano. TartaLuna era piccina ma già molto intraprendente: uscì presto dalla tarta-culla per esplorare il fondale dell’oceano.

Fu proprio lì, che un giorno, notò un oggetto strano: era bianco, trasparente, diverso.

Era una medusa?

Ma certo, era proprio lì davanti ai suoi occhi e le avrebbe risparmiato la fatica di dover nuotare più lontano alla ricerca di cibo.

Fu solo dopo un forte mal di pancia che TartaLuna capì di non aver mangiato una medusa bensì una busta di plastica che non aveva riconosciuto. Del resto ancora non aveva l’età per frequentare la scuola, lì dove le avrebbero insegnato a distinguere i pericoli presenti nell’oceano e tutto ciò da cui doveva star lontana.

Cosa avrebbe potuto fare allora?

Chiuse gli occhi, si lasciò cullare dalle correnti e si abbandonò alla luce della luna. Quando li riaprì, si ritrovò accanto altre tartarughine che la coccolavano.

TartaLuna fu felice di avere accanto nuovamente tanti amici e raccontò loro di aver mangiato qualcosa di cattivo che le aveva provocato un forte mal di pancia. A breve avrebbe iniziato la scuola, l’unico modo per imparare tanti particolari sugli oceani.

Non ci mise molto a capire che, da lì a qualche giorno, nei pressi della barriera corallina, stava per iniziare il primo corso di scuola per le giovani tartarughe e allora si presentò subito per prenotare il suo posto come tarta-alunna.

Quando il corso iniziò, TartaLuna diede subito esempio della sua bravura: era sempre attenta alle lezioni, le piaceva imparare i movimenti del tip-tart e la sua materia preferita era la tartamatica.

Non fu semplice integrarsi nel gruppo perché il suo nome, dovuto a quella ruga che aveva sul capo, era sempre fonte di prese in giro da parte soprattutto di TartaBulla, una tartaruga dispettosa che continuamente si prendeva gioco di lei e, per giunta, davanti ad un bel numero di altre tartarughe, che nascondevano il capo mentre ridevano di gusto.

TartaLuna era sempre più demotivata e triste mentre cercava di allontanarsi dal resto del gruppo per non far notare che, pesanti tarta-lacrime, le rigavano il viso.

Quella sera TartaLuna salì in superficie e sfogò tutta la sua tristezza al cielo mentre la luce della luna le illuminava il capo. Cercò di addormentarsi mentre le stelle si riflettevano nell’acqua creando una sorta di protezione luminosa intorno alla sua tristezza.

Ma il sogno di quella notte le creò una nuova agitazione.

Era di nuovo alle prese con TartaBulla che si stava prendendo gioco di lei ed era in ansia per il giorno seguente quando si sarebbe trovata di nuovo a scuola.

Intanto la luna, con il suo dolce sorriso, cercò di consolare TartaLuna facendole capire che la diversità è pur sempre una ricchezza e non doveva prendersela tanto. Quella ruga sul capo faceva davvero un bell’effetto e le donava una particolarità che la rendeva speciale.

Di sicuro, prima o poi, tutti l’avrebbero capito, persino le sue compagne di corso.

La mattina seguente, il sole aveva preso il posto della luna e cominciava la scuola. TartaLuna era felicissima, iniziava per lei una nuova avventura. Con fatica portava tutti i suoi libri sul carapace, quando ebbe una spinta alle spalle e i libri si dispersero tra le correnti oceaniche.

La maestra osservò da lontano tutta la scena e decise di convocare i genitori di TartaBulla per comunicare che sarebbe stata espulsa dalla scuola del mare.

TartaLuna, nascosta dietro un enorme corallo rosso, ascoltò tutta la conversazione e pregò la maestra di non punire TartaBulla. Lei l’aveva già perdonata.

Il pomeriggio stesso TartaLuna trovò, sotto un corallo azzurro, una tarta-lettera in cui TartaBulla si scusava per quel comportamento poco corretto e le chiedeva di diventare sua amica, con la promessa che non l’avrebbe mai più bullizzata.

Intanto le giornate trascorrevano e TartaLuna nuotava felice nelle acque limpide dell’oceano; un saluto ad un cavalluccio marino, uno al delfino, un altro ad una seppia e un altro ancora ad un capodoglio. TartaLuna si spinse fino in profondità quando notò qualcosa di diverso: i coralli erano diventati bianchi!

Ma che significava tutto ciò?

TartaLuna aveva imparato che questo non era un buon segnale; ben presto tutto l’ecosistema avrebbe avuto seri problemi di sopravvivenza e poi? Cosa sarebbe accaduto?

Una boccata d’aria in superficie le avrebbe fatto bene e così TartaLuna non si perse d’animo.

In lontananza c’era qualcosa di strano in avvicinamento: si vedevano uomini su grosse navi che, oltre alle reti per la pesca del giorno, lasciavano in acqua ogni materiale: buste, lattine, plastica di vario tipo, gomme e tanto altro.

Dopo un po’ iniziarono a lanciare anche bombe per facilitare la loro pesca e, in tempi brevi, avrebbero distrutto tutto intorno.

Per colpa degli uomini e della loro stupidità, tutte le creature marine cominciarono a soffrire, TartaLuna nuotava e nuotava ma vedeva solo tanta sofferenza intorno e per di più, avvertiva uno strano odore nell’aria.

Cosa sarà mai?

Più TartaLuna si dirigeva verso la spiaggia e più sentiva forte quell’odore.

Durante il tragitto incontrò tanti altri abitanti del mare; c’era anche una medusa e TartaLuna pensò che quell’odoraccio provenisse proprio da quell’animale.

Così cercò di avvicinarsi sempre più.

La medusa la guardò un po’ sospettosa ma TartaLuna stranamente non sentiva più quello strano odore anzi, avvertiva invece un gradevole e dolce profumo.

Adesso erano in due a voler capire l’origine di quello strano odore.

Intanto il buio della notte arrivava negli abissi dell’oceano e TartaLuna cominciava ad avere un po’ di timore.

Anche due cuccioli di delfino si unirono al gruppo per indagare.

Tutti insieme sarebbe stato più facile e nessuno era intenzionato a sospendere le ricerche; nemmeno il buio faceva più paura.

Ma cosa c’era in lontananza?

Ma certo… era una tartaruga!

Era un po’ strana però, aveva il carapace bianco con chiazze verdi e il piastrone era tutto giallo.

Era ferma, immobile.

Come mai?

Cos’aveva?

Stava male forse?

Non c’era tempo da perdere: la tartaruga era immobile poiché aveva una mascherina, di quelle chirurgiche che si utilizzano per proteggersi dal Covid, impigliata al collo che le impediva di respirare. Ecco perché non si muoveva.

TartaLuna e gli altri amici decisero allora di intervenire per salvarla: bastarono pochi movimenti e la mascherina venne strappata.

Fu la stessa tartaruga a raccontare di essere riuscita a scappare da una strana località, una specie di isola poco distante da lì, presente in un determinato punto dell’oceano che spiccava più di tutte. TartaLuna volse lo sguardo verso destra e notò una gigantesca raccolta di spazzatura.

Sì, era un grande ammasso di plastica galleggiante!

Altro che plancton, alghe e spugne; altro che crostacei e molluschi…

plastica, solo enormi cumuli di plastica galleggiavano intorno, portati chissà quando forse dalle numerose correnti oceaniche.

Questa specie di isola era talmente enorme che TartaLuna non riusciva a vedere oltre.

Da tempo aveva sentito parlare di inquinamento degli oceani ma non pensava di trovarsi proprio nel bel mezzo.

Tanti e tanti erano i pericoli in pieno oceano ma TartaLuna non aveva mai avuto paura.

Sentiva che il tempo stava passando, le stagioni si susseguivano e stava arrivando per lei il momento di dirigersi verso la spiaggia per deporre le uova, lì dove la sua vita aveva avuto inizio.

TartaLuna era felice anche se sentiva di non avere tutte le forze per arrivare alla spiaggia.

Sapeva bene che i suoi piccoli non avrebbero avuto bisogno di lei, sarebbero sopravvissuti anche da soli.

TartaLuna sentì di dover chiedere aiuto perché era troppo stanca ma a chi?

Tanti altri abitanti dell’oceano avevano già deciso di abbandonare quei luoghi, tentare la fortuna e dirigersi verso nuove acque, magari più pulite.

Pian pianino allora si diresse lungo la spiaggia e, ormai senza più energia, si abbandonò alle onde dell’oceano sperando che la portassero fino a riva.

La sabbia sotto il suo piastrone era umida e questo voleva dire che doveva ancora farsi forza per raggiungere un posto più asciutto e poi scavare per costruire quello che sarebbe stato il nido pronto ad accogliere le sue amate tartarughine.

Era buio quando TartaLuna sentì che qualcuno la stava spingendo, la stava aiutando a raggiungere la sabbia; non aveva molta forza per farsi domande, alzò solo gli occhi al cielo e vide la luna che, come sempre, era lì nel cielo a farle compagnia insieme alle amiche stelle.

Quando finalmente aprì gli occhi, vide accanto a sé una dolcissima bambina che, silenziosamente, la stava osservando.

Si chiamava Marina!

Era su quella spiaggia da qualche giorno al rientro da una bellissima crociera dal Triangolo dei Coralli, lì dove era vissuta per tanti anni TartaLuna, lì dove tanti anni prima pesci, tartarughe, coralli, alghe e meduse avevano condiviso tutta quella distesa azzurra.

E poi?

Cosa era accaduto?

Tra Marina e TartaLuna si era creata una silenziosa amicizia.

La tartaruga era convinta che l’uomo stesse mettendo fine a tutta quella meraviglia che la circondava: l’uomo, ancora oggi, non rispetta più l’ambiente, non rispetta più le regole ma non c’era più tempo, bisognava intervenire e proteggere il mare attraverso varie azioni quali: la pesca sostenibile, utilizzare meno plastica, aiutare a mantenere pulite le spiagge e riciclare il più possibile.

Stavolta fu Marina a riflettere: prima di salutare TartaLuna decise di inviare un messaggio a tutti gli abitanti del pianeta affinché ognuno potesse fare più attenzione e mettere fine a questa brutta situazione. Basta con l’inquinamento!

Così TartaLuna, pian pianino, cominciò ad allontanarsi da Marina per dirigersi nuovamente verso l’immenso oceano.

Con una zampa sembrò che stesse salutando la sua nuova amica mentre il sole calava all’orizzonte tingendo di rosso tutto intorno.

Ognuno di noi può fare la differenza, ognuno di noi può vivere in un mondo migliore.

Basta volerlo!

Fine

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  Dei bambini della V D –XXI Aprile –

Foglia morta

Su quella misera

quercia, sconsolata,

nastri di sole

illuminano la

foglia esausta

della sua

esistenza

ignorata.

La foglia persa,

nel suo oscillare,

cade,

per non tornare,

ma nella sua

monotonia,

non ci sarà più

una come lei.

Tommaso

La notte dell’amore

La notte dell’amore

è di ogni colore:

rosso per l’uguaglianza;

verde per la non ignoranza;

giallo per chi ci salva;

la pace invece la malva;

blu per i puri di cuore;

rosa, invece, per chi prova il vero amore.

Tommaso

L’amicizia

L’amicizia è un legame d’affetto

e si sta insieme anche se c’è un difetto

ma attenzione…

non si deve litigare

altrimenti ti può mancare.

Ci manca molto il nostro amico

quando parte per nuove esperienze

ma poi si sa che nel cuore non ci sono lontananze.

Ginevra

Una passeggiata con il nonno

Il nonno prende per mano Mauro e insieme vanno verso il bosco. Quel bosco è pieno di alberi fantastici.

È autunno. Ci sono alberi dai tronchi bianchi e sottili, le betulle, ma anche alberi dal grande fusto, massiccio e possente, di color marrone, nero, fulvo: sono querce, che hanno ai piedi, tra le radici sporgenti, un tappeto di ghiande e foglie, colorate e scricchiolanti.

Ma si vedono altri alberi grossi e possenti, i castagni; anche questi hanno uno spesso velo sotto di loro, però, questa volta creato sia dalle foglie secche, arancioni o marroni o gialle, ma pure dai ricci pungenti, che racchiudono castagne, solo che ancora immature. In particolare colpisce Mauro un castagno molto grande e colorato, a cui sono caduti quasi tutti i ricci e vi si vuole arrampicare.

Mauro è andato a sedersi sul ramo più basso del castagno, immaginando di essere sopra un cavallo oppure sopra una nave o un aereo. Un altro castagno ha invece un grosso buco nel tronco e Mauro ha visto una piccola lepre. Sta diritta e quasi non entra nel suo piccolo e scuro rifugio, per via delle orecchie lunghe e appuntite, come quelle degli elfi. A un certo punto la lepre fa uno scatto impressionante, saltando giù dal buco del castagno e scompare in lontananza nell’infinito bosco. Il nonno sa che è stata colpa loro, avevano fatto rumore e impaurito il povero animale, ma non vuole dirlo a Mauro, poiché non l’ha capito. Il bambino, sfortunatamente, non è riuscito a vedere bene la povera lepre, ma il nonno sì e perciò gli dice che è dello stesso colore del pane integrale e con delle macchie beige. Ha una corta e cicciotta coda bianca come la neve. Il muso con una bocca sottile, il naso schiacciato e gli occhi azzurri come il cielo.

Il nonno si ferma al bordo del bosco.

– Vedi? – dice

In mezzo al sentiero, fra un albero e l’altro cè una grande ragnatela. Il lavoro fatto dal ragno che l’ha creata è spettacolare e incredibile. Non è una semplice ragnatela: è lunga quanto due letti matrimoniali e alta quanto quattro zaini a trolley per la scuola. Essendo bagnata da una leggera rugiada è illuminata dai calducci fasci di luce del sole mattutino che passa tra i rami dei grandi alberi, sembra che sia stata fatta con gioielli e pietre preziose e frammenti di luna, ma comunque rimane bianca e soffice come un cuscino.

– Bella ! – dice Mauro incantato.

– La ragnatela è come una stella, con tanti raggi che dal centro vanno in tutte le direzioni.

Proprio al centro se ne sta il ragno…

Piano piano, finisce di costruire la tela e aspetta che un insetto vi si impigli. È tutto nero, ha le zampe lunghe e ha delle macchie rosse…fa proprio paura! Alla fine un insetto si appiccica alla grande ragnatela e il grande predatore ( rispetto alla minuscola preda) se lo mangia. Quindi ormai sazio, si fissa su un angolo della ragnatela e si riposa.

Il nonno intanto aiuta Mauro a contare i raggi della ragnatela.

– Uno, due, tre…sedici, diciassette, diciotto. Sono diciotto!

– E i cerchi? Contiamo anche quelli?

– Eh, no, quelli non si possono contare perché sembrano cerchi, ma in realtà non sono cerchi. Se guardi bene vedrai che è sempre lo stesso filo che gira intorno e si allarga sempre di più, un po’ come la casetta della chiocciola. Un filo messo così non forma dei cerchi ma una spirale. E possiamo contare quanti giri fa.

Passeggiare con il nonno permette sempre a Mauro di imparare cose nuove ed interessanti.

Riccardo