di Giusy Casillo – Parlare di Napoli è sempre difficile, essendo una città ricca di contrasti in cui convivono tradizioni millenarie, bellezze naturali e artistiche, con realtà difficili, spesso vittima del degrado e della criminalità. A tutto ciò si aggiunge un volto affascinante, quello di una Napoli misteriosa, nascosta nei suoi luoghi mistici: dalle cappelle pervase di fede e superstizione, ai labirinti sotterranei dove ci si può lasciare avvolgere da un’intensa atmosfera esoterica. È in questo clima di forti contraddizioni che nascono affascinanti leggende e indimenticabili miti. Tra i racconti più struggenti merita di essere ricordato quello che vede protagonisti Nisida e Posillipo. Secondo la leggenda, tanto tempo fa, in questo luogo circondato dal mare, abitava un giovane bello e gentile, amato da tutti per la sua purezza di cuore, il suo nome era Posillipo. Alto, moro e muscoloso, era la personificazione di un dio in Terra, ma nonostante fosse corteggiato da tutte le più belle donne , il giovane si innamorò perdutamente di una ragazza di campagna, il cui nome era Nisida. Dotata di grande bellezza, ma dall’animo insensibile e malvagio, la giovane donna faceva innamorare perdutamente le sue vittime, condannandole alla disperazione di un amore intenso e non corrisposto. Il giovane Posillipo non sfuggì a questo triste destino e il suo dolore fu così forte che, incapace di sopportarlo, decise di togliersi la vita, gettandosi fra le onde del mare. Il Fato, però, decise per lui un destino diverso e lo trasformò nello splendido promontorio bagnato dalle acque del golfo di Napoli. Anche la fanciulla ebbe un destino simile, infatti fu trasformata nel piccolo isolotto che sorge di fronte al promontorio. I due giovani protagonisti della storia divennero, dunque, due entità morfologiche destinate a guardarsi e a restare vicine per sempre, ma senza poter ricongiungersi mai. Oggi il promontorio di Posillipo è uno dei posti più suggestivi e panoramici di Napoli; non a caso la parola Posillipo proviene dal greco “Pausilypon” che significa “ciò che fa cessare il dolore”. Nisida, invece, pur mantenendo la sua bellezza, oggi è un luogo di prigionia, malvagità e tristezza, per la presenza sull’isolotto dell’Istituto Penale dei Minori.