di Vidal Matilda Classe 3^ C. – Cari lettori per chi è veneziano oppure no parlare della nostra città fa sempre piacere soprattutto nello scoprire da dove derivano i nomi di alcuni Campi, Calli, Rii o Rive e Fondamenta che sono dei posti caratteristici della Città. Molti si sono domandati il perché questi luoghi hanno assunto tali denominazioni o cosa c’è alle spalle di quel particolare nome. Perché “Riva de Biasio” si chiama così? L’origine si deve attribuire ad un dato personaggio realmente esistito? Oppure tale denominazione è il frutto di una leggenda o diceria popolare? Ebbene Venezia è piena di luoghi che derivano da nominativi di persone o da appellativi di mestieri. In quest’articolo cercherò di far rivivere, dopo essermi documentata, le vicende che hanno dato origine al nome di “Riva de Biasio” un luogo molto conosciuta da noi veneziani ma anche da chi viene a visitarla. L’origine del nome sembra che derivi da un personaggio realmente esistito nel periodo della Serenissima durante il quale fu giustiziato e precisamente il 18 novembre del 1503. Biasio ancora oggi è il nome veneziano di Biagio ma quello a cui ci riferiamo e quello di Biagio Cargnio, un uomo di origini carniche, che era un noto salsicciaio, luganegher in veneziano, che aveva il suo negozio in riva al Canal Grande. La sua osteria-macelleria era frequentata da tutti i veneziani. Biasio era famoso per il suo sguazeto, un meraviglioso intingolo composto da un misto di carni cotte che mangiarle erano talmente morbide che si scioglievano in bocca. Questo suo preparato era molto gradito dai consumatori ma nessuno sapeva quale fosse il segreto dello ‘sguazeto alla Biasio’. Ma come spesso avviene quando sembra che tutto stia andando bene all’improvviso accade sempre qualcosa che ne stravolge la prosecuzione e fu così anche per Biasio, infatti si verificò un imprevisto. Tutto accadde un giorno qualunque in cui alcuni carpentieri di un vicino cantiere di costruzione di barche, ”squeri” in veneziano, che frequentavano il locale con continuità, stavano pranzando con il suo sguazeto, uno di loro alla fine della consumazione, fece una scoperta che sconvolse tutti. Proprio in fondo all’intingolo si accorse di qualcosa di strano. Sembrava un ossicino di un dito umano rimasto nello spezzatino di carne, che si rivelò ad una osservazione più attenta, la falange di un dito di bambino con ancora un pezzo di unghia attaccata. Così l’operaio, finito il suo pranzo, raccolse quella falange e andò subito a denunciare il fatto alle autorità. Le guardie si recarono subito alla bottega dell’oste per una perquisizione del locale. Vennero così trovati ulteriori resti di bambini. Ancora oggi non è ancora noto quanti bambini abbia ucciso. Biagio venne subito processato e dopo la sua confessione fu condannato a morte. Per prima cosa gli mozzarono le mani e subito dopo fu decapitato tra le colonne di Piazza San Marco. Il suo corpo venne tagliato in quattro pezzi che furono appesi nelle “forche” cioè quattro punti diversi della città. La bottega e la sua casa vennero rase al suolo. Fu fatta anche la riproduzione della sua testa su di un muro e da quel momento quel luogo prese il nome di Riva de Biasio. Ancora oggi in una parete della chiesa vicino al Campo San Zan Degolà, (San Giovanni Decollato) si può vedere il bassorilievo di una testa mozzata. Certi credono che sia la testa di San Giovanni Battista, ma per altri è raffigurata la testa di Biasio. Il suo ricordo si è spinto anche nei secoli successivi. Per lo squallore di quella sconcertante vicenda con il suo nome fu creata anche una filastrocca nell’800. Una cosa è certa Biasio fu uno dei primi serial killer di bambini a Venezia.