Federico Mallozzi II B – Gag divertenti, umorismo demenziale, design alla Matt zzi II B -Groening e un cavallo antropomorfo come protagonista: insomma, l’ennesimo copia e incolla dei Simpson. E invece no. Ma neanche un poco. BoJack Horseman è un cavallo sulla cinquantina, ex star di Hollywoo(d), che ha prodotto nella metà degli anni novanta un celebre programma televisivo, “horsin’around”, una chiara parodia delle sitcom americane, in cui interpretava il padre adottivo di tre orfanelli. Ma i tempi in cui le persone lo fermavano per strada sono ormai finiti e BoJack è soltanto un ex attore sprofondato nel tunnel della droga e dell’alcolismo. Inoltre non ha una famiglia, anche se ha un tira e molla con Princess Carolyn, una gatta persiana rosa shocking, che è anche la sua manager. Il suo migliore amico, Todd, è un ragazzo disoccupato che, qualche anno prima, si era imbucato ad una festa a casa di BoJack e per qualche strana ragione non ne è più uscito. L’unico modo per tornare alla ribalta per BoJack è scrivere un’autobiografia. O meglio, farsela scrivere da una ghostwriter, Diane Nguyene, una ragazza di origine vietnamita e femminista della terza ondata. Al di là della trama, ciò che rende questa serie meravigliosa ed unica è che è tremendamente seria. Il tema centrale di BoJack è la depressione, l’incapacità di reagire alla vita, il guardare continuamente ad un passato ormai lontano e ad un futuro ignoto perché non si riesce ad affrontare il vuoto del presente. Un episodio di BoJack può strapparti qualche risata, ma alla fine resti sempre a guardare i titoli di coda con un senso di profonda inquietudine. Tutti i personaggi hanno un tale spessore da colpire in profondità lo spettatore, che in qualche modo si immedesimo in ognuno di loro. Princess Carolyn è ossessionata dal lavoro, ossessione scaturita dall’insoddisfazione nella sfera affettiva; Todd, ingenuamente, cerca di capire quale sia il suo posto nel mondo; Dayenne critica continuamente la cattiveria della società senza rendersi conto del marcio che è in lei; Mr. Peanutbutter, il cane collega e amico di BoJack, deve convivere con la difficoltà che incontra una persona allegra e spensierata a relazionarsi con un mondo di persone insoddisfatte. E BoJack è il più complessato di tutti. Si rende conto di essere egli stesso causa dei suoi problemi, è perfettamente cosciente di fare del male a sé stesso e alle persone che ama con le azioni sconsiderate che commette, ma il suo ego è troppo smisurato per mettersi davvero in discussione e non riesce, o non vuole, migliorare. Eppure per BoJack non si può non provare empatia: il suo egoismo, la sua malinconia, il suo perenne stato di insoddisfazione sono una parte di tutti noi. Forse è per questa ragione che BoJack Horseman ha così tanto successo. Quando vedi BoJack vedi la parte più oscura di te stesso, più sporca, ma anche più vera. E improvvisamente ti senti più vicino a un cavallo che a qualsiasi essere umano.