di Sara Di Benedetto – 27 Gennaio: Giornata della memoria.
Le classi dell’Istituto hanno partecipato, in data odierna, alla visione del film “Un sacchetto di biglie” presso la Città del cinema di Foggia.
Un sacchetto di biglie, il film diretto da Christian Duguay, racconta il sorprendente viaggio di due giovani fratelli di origini ebrea, attraverso la Francia degli anni Quaranta, occupata dai nazisti.
Joseph (Dorian Le Clech) e Maurice (Batyste Fleurial) vivono la loro infanzia serenamente: d’estate giocano tra le onde, d’inverno si sfidano a battaglie di palle di neve.
Fino a quando tutto cambia.
A scuola sono costretti a indossare segni distintivi sulla giacca della divisa, come tutti gli altri bambini ebrei; vengono esclusi e additati dai compagni, emarginati dagli amici che ora li guardano in modo diverso. La situazione si complica a tal punto che una sera, il padre (Patrick Bruel) annuncia loro che dovranno partire in cerca di un luogo più sicuro.
I bambini si mettono così in viaggio per sfuggire ai nazisti e raggiungere la cosiddetta “terra libera“.
In qualche modo riescono a eludere i controlli delle SS, imparano a riconoscere il rumore dei tremendi camioncini che sciamano per il Paese, e a scappare prima che gli ufficiali a bordo si accorgano della loro presenza.
Il film segue i due bambini nella loro fuga, da Parigi alla ricerca di un rifugio definitivo, e mostra senza filtri le insormontabili difficoltà che affrontano lungo il percorso e come, con un’incredibile dose di astuzia, coraggio e ingegno riescono a sopravvivere alle barbarie naziste e a ricongiungersi finalmente alla loro famiglia.
Due ragazzi in fuga, senza i genitori a rincuorarli, mentre la Francia è divisa in due – negli anni della Seconda guerra mondiale -, unita però da una persecuzione nei confronti degli ebrei sempre più serrata. Un sacchetto di biglie mescola storia vera e romanzo d’avvenura, inciampando in qualche didascalismo e banalità di troppo, risollevandosi però con attori davvero a fuoco e una vena di umorismo non consueta che mette in luce le meschinità dei collaborazionisti.
Evidenti sono le motivazioni che hanno portato alla realizzazione di questo film: la voglia di mantenere vivo il ricordo delle persecuzioni alle quale furono sottoposti gli ebrei europei in quegli anni, come si ricorda ogni anno durante il Giorno della Memoria.
L’etica sicuramente è la principale valenza da riconoscere avvicinandosi a questo film, che però, rispetto a progetti simili, propone un materiale di partenza avventuroso che intrattiene senza annoiare, nonostante qualche caduta qua e là di eccesso di patinato che ne attenua la portata.
Un buon lavoro è stato fatto in sede di casting, con il piccolo e irresistibile Dorian Le Clech che entra presto nel cuore degli spettatori, con la giusta dose di impertinenza e coraggio. Fa piacere ritrovare in un ruolo convincente, quello del padre tutto coraggio e amore, Patrick Bruel. La madre è interpretata dalla sempre convincente Elsa Zylberstein, i cui veri nonni scamparono ai rastrellamenti.
Sono proprio gli interpreti, sempre sinceri e verosimili, insieme a una ricostruzione d’epoca di buon livello, a dare carne e sangue a una storia sovrabbondante di cliché, a tratti anche divertente, di un umorismo tipico delle situazioni disperate. Nel ritratto velenoso dei collaborazionisti, delle piccole meschinerie che in epoca di guerra diventano tragici crimini, Un sacchetto di biglie regala i suoi momenti meno consueti, più efficaci, oltre che sempre tristemente attuali, tanto quanto lo è la nostra natura fallace.