di Salvatore Gullotta (classe 3^E) – All’inizio dell’anno scolastico una rivista specializzata, Tuttoscuola, ha pubblicato un impietoso resoconto sulla dispersione scolastica in Italia dal 1995 ad oggi. Lo studio ha messo sotto osservazione il fenomeno dell’abbandono scolastico: circa tre milioni e mezzo di studenti hanno interrotto il loro percorso scolastico prima di portarlo a termine; questa alta percentuale di abbandono scolastico rappresenta sicuramente un grosso problema per il futuro di intere generazioni, perché è chiaro che lo sviluppo e il progresso di un Paese passano dal livello di istruzione dei suoi cittadini. I dati più preoccupanti giungono dal sud con punte del 29% in Campania, seguite dal 33% della Sardegna, percentuali altissime se consideriamo il numero di abitanti di queste regioni e la secolare mancanza di lavoro. Ci si interroga molto sulle cause di questo abbandono, soprattutto perché molti ragazzi lasciano la scuola non per lavorare, ma per ingrossare le file dei cosiddetti neet, giovani non occupati in niente, né nello studio né nel lavoro. Si tratta di una condizione molto preoccupante, perché mette la persona in uno stato di perenne incertezza e inattività, il che a lungo andare genera sfiducia nelle proprie capacità e difficoltà a progettare il proprio futuro. Una società senza le energie fresche dei giovani è una società destinata a morire. Il fenomeno dei neet è un chiaro sintomo di disagio giovanile, per questo è necessario ricostruire un nuovo patto educativo tra genitori, ragazzi e docenti, puntando sull’ascolto e su una nuova motivazione allo studio. L’istruzione rappresenta un pilastro fondamentale della società, ma ha bisogno di essere rinnovata e sostenuta da riforme serie, a partire da una giusta formazione e retribuzione degli insegnanti. Questa è l’unica risposta possibile per prevenire l’avanzata del deserto educativo, tra i banchi di scuola si vincono e si perdono sfide importanti.