di Renato Visciano
L’81esima edizione dei Golden Globe, tenutasi il 7 gennaio 2024 al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills, è presto diventata topic di discussione sui social, non solo per i premi assegnati dall’HFPA (Hollywood Foreign Press Association). Il “se non vinco me ne vado” dell’ironica (?) Jennifer Lawrence, subito prima di esultare euforicamente per la vittoria della collega Emma Stone, e le battute infelici, a tratti imbarazzanti, del presentatore Jo Koy – tra cui la stoccata a Taylor Swift che ha scatenato sul web l’ira delle “Swifties”, fan sfegatate della cantautrice – hanno contribuito ad allontanare la luce dei riflettori dalle premiazioni elargite durante la serata.
Chiunque abbia seguito un minimo le uscite cinematografiche del 2023 si aspettava un dominio del Barbenheimer (fenomeno mediatico che si riferisce ai film Barbie ed Oppenheimer, usciti nelle sale americane lo stesso giorno: il 21 luglio) ed in parte così è stato: Barbie ha vinto “solo” il premio per il miglior incasso al botteghino e quello per la miglior canzone originale, mentre Oppenheimer si è portato a casa ben 5 statuette. Il film sul padre della bomba atomica vanta il premio a miglior regista per Christopher Nolan, che aggiunge un altro capolavoro alla sua sublime filmografia. Se si vanno a spulciare i cast delle pellicole di Nolan ci si accorge di un attore che lo ha seguito in molti dei suoi progetti, senza però mai ricoprire la parte del protagonista: il suo “complice” (come il regista stesso lo ha definito durante il suo discorso di ringraziamento) Cillian Murphy. Questa volta Murphy ha avuto la sua occasione, Nolan lo ha scelto per calarsi nei panni di Oppenheimer e l’attore, noto soprattutto per il suo magnetico Tommy Shelby (nella serie tv Peaky Blinders), non ha deluso le aspettative, regalando al pubblico quella che è per molti la miglior prova attoriale della sua carriera, giustamente valsagli il Golden Globe per miglior attore in un film drammatico. Dopo questa importante vittoria Cillian ha la strada spianata verso un altro obiettivo: Julius Robert Oppenheimer non vinse mai il premio Nobel, riuscirà Cillian Murphy a vincere l’Oscar per averlo interpretato?
Un altro dei film più attesi dell’anno era senz’ombra di dubbio Killers of the Flower Moon del celeberrimo Martin Scorsese, che per la prima volta riunisce nello stesso film i suoi due “fedelissimi”: Leonardo Di Caprio e Robert De Niro. Nonostante le numerose nomination nelle categorie premiate a questi Golden Globe, il lunghissimo (ben 3 ore e 26 minuti!) “Western” di Scorsese si aggiudica solo una vittoria, né di Di Caprio né di De Niro. Infatti, a mettere in ombra i due mostri sacri del cinema americano è Lily Gladstone, miglior attrice in un film drammatico.
Sul versante televisivo c’è il trionfo di Succession, miglior serie drammatica, e della caotica The Bear, miglior serie comica (The Bear è davvero così tanto comica?). Quest’ultima ha poi sbaragliato la concorrenza anche nei premi individuali, con le vittorie di Jeremy – Allen White e di Ayo Edebiri.
A chiudere la serata è stato il premio (novità di quest’anno) a miglior stand up comedy, vinto dall’iconico Ricky Gervais, creatore della visionaria sitcom The Office ed ex presentatore proprio dei Globe che, come promesso, non si è presentato a Los Angeles per ritirare il riconoscimento.