//Oggi, finalmente, il prof. mi ha dato il titolo che tanto desideravo…”Non sono abbastanza!”

Oggi, finalmente, il prof. mi ha dato il titolo che tanto desideravo…”Non sono abbastanza!”

di | 2019-05-19T15:46:18+02:00 19-5-2019 15:46|Alboscuole|0 Commenti
di Spicy, 3^ G La mia vita è stata un continuo “NON E’ ABBASTANZA”. Provo dentro di me una tale rabbia perché in tutti questi anni non ho ancora realizzato se il problema sono io o se sono gli altri che non hanno mai avuto il tempo di pensare che, magari, in quello che facevo, ci mettevo il cuore; ma era più facile dire che non era abbastanza. L’unica consolazione era mia nonna, madre di mia madre, mi supportava in tutto e lei sì che si comportava da vera mamma. Mi ha sempre fatta sentire accettata, passavamo giornate intere a ridere, le volevo cosìtanto bene che, quando morì, due anni fa nel 1997, la mia vita andò completamente in frantumi, ne restavano solo tanti pezzi impossibili da ricomporre. Mi isolai da tutti e da tutto, il dolore mi stava soffocando. Così, all’interno della mia vita,mi rimasero solo i genitori. Mi ripetevano sempre che quello che facevo non era abbastanza: in ambito scolastico, familiare avevano sempre una risposta di 3 parole e 14 lettere: NON E’ ABBASTANZA! Per un lungo periodo passavo le mie giornate ad autocommiserarmi. Le mie amiche dicevano che come amica non andavo bene; dopo aver sentito queste 3 parole da tutti, ho iniziato a pensare che, forse, il problema ero io. Mi sono chiesta:”Se fossi rotta?” Scoppiai in lacrime. Tutti i muscoli e tutte le fibre del mio corpo desideravano essere qualcosa per qualcuno, dentro di me c’erano miscugli di sentimenti: ansia, paura, tristezza che, unite, mi facevano desiderare di non essere mai nata. Lo so è pesante da dire ma non sto dicendo queste parole a sproposito, sto dando loro il peso che meritano nella mia vita. Andare a scuola è diventato impossibile, e non sto esagerando. Qualcuno si è mai chiesto come sto? Come mi sento? Perfino quando piango chiunque si gira dall’altra parte, mentre i miei rispondono con una stupida frase: “lacrime di coccodrillo”. A casa non ci sono mai e quelle poche volte che do loro il dispiacere di esserci, nominano me come causa dei loro problemi di coppia. Forse il problema non è che non è abbastanza quello che faccio ma io non sono abbastanza e forse avrei dovuto capirlo fin da piccola quando c’erano i segnali che mi suggerivano la fine che avrei fatto. Fin da piccola le mia amiche venivano preferite da tutti: amici, ragazzi, familiari semplicemente perché loro erano il prototipo di figlie ideali. All’epoca l’idea di non essere la figlia ideale mi distrusse; ora ci sto male ma sto cercando di accettare la cosa. Ho trovato sfogo nella scrittura, scrivo tutto quello che penso, quello che mi fa star male, a volte invento testi tristi perché so scriverli meglio, l’ispirazione mi viene prima grazie anche ai film da cui prendo spunto.. I testi o gli sfoghi non li faccio leggere a nessuno, primo perché credo sia una cosa personale, secondo perché a nessuno verrebbe voglia di leggerli. Ma alla fine, va bene così, non posso costringere nessuno ad accettarmi, ma posso accettarmi io, ed ora dopo anni di insicurezze posso dire di accettarmi, o quasi.