È questo il motto di WikiLeaks, organizzazione internazionale senza scopo di lucro il cui obiettivo è proprio quello di trapelare (dall’Inglese “to leak”) informazioni al fine di “smascherare le azioni di regimi oppressivi” e di mettere alla luce “comportamenti non etici di governi e aziende”.
Ed è proprio il cofondatore ed ex caporedattore dell’organizzazione, Julian Assange, che è stato accusato di stupro, in Svezia, e spionaggio, negli Stati Uniti. Rifugiato nell’ambasciata Ecuadoriana a Londra, Assange cercava di evitare l’estradizione negli USA dove avrebbe rischiato fino ai 175 anni di carcere.
“Julian Assange non è un eroe. Lui è il diavolo.” twitta Marc A. Thiessen, ghostwriter di Bush. “Ma un drone contro Assange?” e ancora, giustificando la sua affermazione, “Dopo tutto, è un bersaglio facile. Un che se ne va in giro a ficcare il naso ovunque senza paura di reazione da parte degli Stati Uniti” afferma Hillary Clinton alla Casa bianca.
Insomma, viene fuori che Assange non è benvoluto in quanto scomodo e “ficcanaso” ma perché? Chi è Julian Assange e soprattutto, cosa ha fatto per “meritarsi” l’attenzione della superpotenza mondiale?
Nato nel 1971 a Townsville, Australia, Assange si è formato fin da giovane in ambito informatico grazie agli studi universitari, che però non porteranno mai al conseguimento di una laurea. Durante gli Anni Novanta, diventa membro di un gruppo di hacker noto come International Subversives. Attraverso queste esperienze, si prepara per ciò che realizzerà dopo la costituzione di WikiLeaks nel 2006.
Entrerà immediatamente nel mirino degli USA quando nel 2007 fa trapelare informazioni agghiaccianti relative alle condizioni dei detenuti nel carcere di Guantanamo. Da questi documenti si evince che gli Stati Uniti hanno fatto carta straccia della convenzione di Ginevra: assistenza da croce rossa negata, casi urgenti che hanno dovuto attendere 4 settimane e soprattutto strani premi, come ad esempio un rotolo di carta igienica, per chi mantenesse una buona condotta (il tutto porta a pensare che tale “privilegio” non fosse accessibile a tutti). Tecniche di interrogatorio simili a vere e proprie torture, annegamento simulato, privazione del sonno, addirittura alcune confessioni sono state fatte non perché fossero vere, ma all’unico scopo di far finire le “torture”. Purtroppo a Guantanamo non c’erano solamente terroristi, ma anche 150 innocenti.
Passano a malapena 3 anni e Assange decide di sganciare un’altra bomba: il “Collateral Murder”. Siamo a Baghdad, capitale dell’Iraq, coinvolta nel conflitto contro gli USA sviluppatosi tra il 2003 e il 2011. Vengono fatte trapelare immagini atroci che ritraggono soldati Americani che ridacchiano mentre procedono ad abbattere civili che passeggiano. Mai stati condannati; i soldati coinvolti si godono la vita con crimini di guerra sulle spalle.
Neanche 3 mesi e vengono fatti trapelare gli “Afghan war logs” ossia “report segreti sulla guerra in Afghanistan in cui emerge che gli Usa hanno distrutto la vita” a migliaia di giovani connazionali, sterminato decine di migliaia di civili afghani completamente innocenti e speso almeno duemila miliardi di dollari.”
Pochissimo prima però, a Marzo 2010, Assange aveva pubblicato alcuni documenti che, paradossalmente, non hanno ottenuto una notevole risonanza mediatica: una sorta di “memorandum riservato della CIA”. Vengono riportate tutte le tecniche di comunicazione da utilizzare per impedire che l’opinione pubblica si “svegliasse” sul conflitto in Afghanistan. Se ad esempio si fossero “svegliati” i Tedeschi chiedendo il ritiro delle truppe dal conflitto, gli sarebbe stato detto che la guerra avrebbe contrastato il terrorismo, in quanto in Germania risiede un gran numero di migranti. Con i Francesi invece, che in quel periodo attraversavano una fase di boom economico, la retorica vincente sarebbe stata quella che il pericolo dei Talebani avrebbe portato indietro l’economia Francese.
E ancora, nello stesso anno, Assange sgancia un’altra bomba: il “Cablegate”. Viene fuori che gli Stati Uniti intraprendevano strani rapporti con l’Arabia Saudita: gli Americani erano tra i finanziatori di “Al Qaeda” , movimento paramilitare terroristico. Insieme a ciò, vengono messi alla luce documenti che “mettono in imbarazzo mezzo mondo” e “pensieri che i vari leader mondiali rivolgono gli uni sugli altri”. Anche l’Italia è coinvolta. Al tempo presidente del consiglio dei ministri, Berlusconi viene definito “portavoce di Putin in Europa” mentre l’Italia “una democrazia dal guinzaglio corto”.
Ed è qui che un mandato di cattura internazionale dal tribunale Svedese viene emesso con una delle accuse più gravi attribuibili a una persona qualsiasi: stupro. Forse un modo per infangarlo agli occhi dell’opinione pubblica facendo leva sugli abusi piuttosto che sui segreti di Stato? Le accuse decadranno nel 2019 ma prima che ciò avvenga, Assange ottiene lo status di “rifugiato politico” presso l’ambasciata Ecuadoregna a Londra. Quando però il presidente dell’ambasciata viene sostituito da uno vicino agli USA, stranamente il suo status decade.
L’attivista Australiano verrà catturato e trasferito nella prigione di massima sicurezza a Belmarsh, Inghilterra, dove attende ormai il verdetto circa la sua estradizione negli Stati Uniti che per ora sembra sospesa in base all’ultima pronuncia in merito (è del 26 Marzo la decisione delL’Alta Corte di Londra che ha concesso ad Assange- ” un ulteriore, estremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità d’oltre Oceano.)
Julian Assange è un uomo ammirevole che ha sacrificato la sua libertà per la verità e che ha avuto il coraggio di mettersi contro l’occidente mettendo alla luce comportamenti che questi stessi stati definiscono “tipici dei regimi”. E’ con il cuore che ci si può sentire di dire:
Grazie Assange.
In foto opera di Lelio Bonaccorso esposta nella mostra “Dichiarazione”
Luigi Traetta