a cura delle classi quinte Plesso “Patrono d’Italia” –
Il diciannove novembre, il signor Massimo Pizziconi, esperto numismatico e padre della nostra compagna Maria Francesca, è venuto nelle classi quinte per farci conoscere alcune antiche monete greche di cui è collezionista. Noi ragazzi siano stati molto interessati e curiosi perché studiando la civiltà greca abbiamo scoperto che la prima moneta è nata in Lidia (attuale Turchia) verso il 620 a.C. Secondo lo storico Erodoto e il filosofo Senofane, è stato il re Creso a far coniare il primo “lingotto” di elettro, una lega di oro e argento. Dietro questa origine ci sono fatti reali ed elementi mitologici: in Lidia, effettivamente scorreva il fiume Pattolo, ricco di sabbia aurifera e per questo considerato magico.
La storia racconta che il giovane Re Mida, antenato di Creso, ereditò dal padre un regno molto povero. Un giorno passò nelle sue terre il vecchio Sileno, precettore del dio Dionisio, l’uomo in difficoltà venne soccorso da sua maestà in persona. Dionisio, riconoscente, gli fece scegliere un dono e Mida chiese di trasformare in oro ogni cosa che avesse toccato. Dionisio lo accontentò, ma ben presto, il re si rese conto di non poter né mangiare e né bere e chiese al dio di sciogliere l’incantesimo. Dionisio gli ordinò di lavarsi gettandosi nelle acque nel fiume Pattolo, che da quel momento divenne una straordinaria miniera d’oro.
Il signor Massimo ci ha detto che le prime monete erano piuttosto spesse ed irregolari, per realizzarle si poggiava un tondello di metallo preriscaldato tra due conii: il conio di diritto era fissato ad un’incudine, il conio di rovescio veniva sistemato su un punzone mobile, poi l’artigiano martellava sul conio superiore e l’immagine veniva impressa su entrambe le facce della moneta. Con il tempo ogni polis emise le proprie monete che da un lato rappresentavano la divinità protettrice e dall’altro il simbolo della città o di un eroe leggendario.
Inoltre l’esperto ci ha spiegato che il sistema monetario dell’antica Grecia era basato sulla dracma, di cui esistevano multipli e sottomultipli: ad esempio lo statere equivaleva a due dracme, il tetradracma a quattro, il decadracma a dieci e poi c’erano monete in oro il cui valore era superiore alla decadracma. L’obolo invece valeva un sesto di dracma e la moneta più comune, la litra, era in bronzo.
Infine ci ha fatto osservare alcune monete della sua collezione. E’ stata un’ esperienza istruttiva, coinvolgente, poter vedere dal vivo monete di circa duemila anni è stato davvero emozionante!!!