di Vincenzo Giunta (classe III^A) – Il detto “Noi siamo quello che mangiamo” sembra essere ormai lontano dal nostro vivere sano a tavola. Molti dietologi e specialisti alimentari si interrogano sulla genuinità dei cibi che giornalmente giungono nei mercati attraverso le grandi distribuzioni.
Si tende, infatti a migliorare la produzione agricola utilizzando pesticidi che, se da un lato aumentano la produttività, dall’altro danneggiano la qualità del prodotto stesso.
Mi riferisco in particolare all’uso del glifosato, un erbicida usato in agricoltura per combattere le piante infestanti. La sua scoperta, nel 1974, all’inizio venne accolta come un’innovazione che avrebbe risolto la questione dello strappare a mano le “erbacce” presenti nei terreni. In verità da quel giorno molti sono stati i dubbi che hanno fatto riflettere tanti studiosi sull’incidenza di casi di salute assolutamente gravi, dovuti proprio alla presenza di tracce di glifosato in prodotti alimentari di uso quotidiano, come pane, pasta e derivati.
Il danno pare che derivi fondamentalmente da un uso aggressivo nelle piante di cereali in prossimità del raccolto per assicurare massimo rendimento economico a discapito della salute: nuove allergie e intolleranze, casi di cancro allo stomaco o di malformazioni alla nascita basterebbero per allarmare i consumatori.
Cosa fare dunque? È necessario rimettere in campo un’agricoltura biologica come ciò che si produce dalle nostre parti, attenta ai tempi di raccolta e di semina e ai bisogni degli animali che fanno parte del sistema agricolo. Parlando con gli agricoltori della zona si è scoperto che solo il 10-20% del grano che produciamo arriva sulle nostre tavole. Il glifosato, come tutte le sostanze chimiche, deve essere utilizzato con moderazione. Non vorrei essere pessimista, ma se l’uomo non rifletterà sugli effetti nocivi di queste sostanze chimiche presto vedrà effetti ancora più devastanti.
In sintesi ritengo che “Non basta vivere, bisogna vivere bene!”. Questo è il motto di cui dobbiamo far tesoro per il nostro futuro se vogliamo difendere la nostra salute.