Riflessioni tratte dal diario della classe 2A –
Primi venti giorni (circa) di didattica a distanza. Imperversano gli articoli sul lavoro della scuola. Ne parla il ministero, ne parlano i giornali, vengono intervistati i docenti, gli animatori digitali, i genitori. Ma….i ragazzi, i veri protagonisti, come stanno vivendo questo momento storico? Cosa ne pensano di questa scuola online? Lo abbiamo chiesto agli alunni di una classe seconda, dei dodicenni. Un collage di affermazioni e dichiarazioni ci farà capire i loro sentimenti. Iniziamo con Elisabetta che scrive: “Hanno tolto a noi ragazzi le due cose che ci riempivano di più la giornata: la scuola e l’attività fisica. Siamo tutti tristi, la città è buia e vuota. È come se sopra di noi ci fosse una grande nuvola nera; ma il sole ritornerà, ritornerà l’allegria e la felicità”; Francesca continua: “Viviamo ormai attaccati al computer alle prese con chat e videochiamate. Dopo i compiti mi dedico un po’ alle mie passioni e a dialogare con i miei cari”. Elena precisa: “Riusciamo a comunicare con i professori attraverso il registro elettronico, le piattaforme come Edmodo oppure le video-lezioni, ma nulla è come averli davanti e fargli delle domande se non si capisce un argomento”. Alice pone l’accento sulle sue emozioni: “Questo è anche un periodo dove possiamo approfondire la conoscenza di noi stessi: non mi sarei mai immaginata che, prima o poi, la scuola mi sarebbe mancata. La MIA scuola: quella scuola dove ridi di felicità le professoresse e subito dopo treno di paura nell’affrontare un’interrogazione o una verifica. Forse mi manca anche perché, grazie ad essa, potevo incontrare i miei amici tutti i giorni. Adesso il massimo che possiamo fare per vederci è fare una videochiamata. Ma mi dispiace un po’ non riuscire a vedere dal vivo le loro emozioni e sensazioni”. Di questo si tratta. La verità è che la scuola a distanza non esiste. La scuola non è un’industria di lezioni e compiti, non è equiparabile a nessun altro lavoro privato o pubblico. La scuola è invece un’industria di relazioni, di formazione, di crescita, di vita vera. E’quello che Sibilla descrive in queste poche righe: “Mi mancano i momenti in cui la professoressa Chiantera interrompeva la lezione per parlare con noi alunni e farci divertire con le sue chiacchierate, oppure quando andavamo nell’aula del laboratorio linguistico con il professore De Giorgi, o ancora quando la professoressa Testa, ci portava in aula magna per vedere film su argomenti di studio. Insomma, ci divertivamo sempre con i nostri professori, in tutti i momenti della giornata!”. Matteo più semplicemente: “In questo momento di quarantena mi sento soffocare, ho voglia di uscire e di andare a giocare a pallone”. Victoria: “Ricerche, esercizi, pagine da studiare, disegni e tabelle, accompagnano tutto l’arco della mia mattinata. Sinceramente mi sono già stancata di stare a casa, di non andare a scuola, di non uscire con i miei amici. Vorrei una vita normale”. Conclude Maria Chiara: “Sto giù di morale perché vorrei rientrare a scuola e stare con i miei compagni, con la mia “seconda” famiglia. Questo tempo vissuto “online” non ha certo lo stesso valore delle sei ore seduti nei nostri banchi”.