La serie televisiva “Mare Fuori” prodotta da RAI Fiction e Picomedia, ha trovato un clamoroso successo non solo nella nostra città, ma in tutto il paese, per non parlare della fama internazionale che l’ha investita.
Per chi non ne fosse a conoscenza, “Mare Fuori” narra le vicende di un gruppo di giovani detenuti nell’Istituto di Pena Minorile (IPM) di Napoli, liberamente ambientato nel carcere minorile di Nisida. Le storie dei giovani sono molteplici e differenti ma allo stesso tempo intrecciate: c’è chi è cresciuto in un ambito avvertito lontano dalla propria personalità e “sconta” la colpa di voler essere nella condizione di dimostrare se stesso. Chi vive in un sistema sbagliato ma continua a persistere nell’errore fedele ad un ‘codice d’onore’…lo stesso codice che gli educatori cercano di distruggere attraverso la speranza di una seconda chance. Giovani che hanno sbagliato spinti da necessità e ancora adolescenti innocenti che estinguono la loro colpa per un reato non realmente commesso. La conclusione è quella di una realtà più vicina di quanto si pensa, con la presenza di una naturale finezza psicologica in grado di sconvolgere i nostri animi, smontando qualunque nostro stereotipo .
Quale sarebbe, dunque, il vero motivo che ha indotto così tante persone alla visione di questa serie?
I giovani protagonisti rispecchiano la realtà attuale: la criminalità rientra nell’esistenza di tanti uomini e donne ai quali non è concesso scegliere, nonostante romanzate possano essere le loro vite e le loro gesta. Sono adolescenti costretti, ben prima di avere l’età per capirlo e rendersene conto, a seguire le impronte di chi li ha messi al mondo, ad imparare sulla loro pelle cosa significhi vivere nella paura, nella violenza e nel presente. Lo stesso presente che coinvolge tutti noi ragazzi in un mondo in cui “l’essere criminale” è sinonimo di forza. La serie, infatti, pone l’accento su un’alternativa alla criminalità che c’è, così come esiste un modo per uscirne e combatterla per poter ambire ad un futuro migliore e che in aiuto di una buona anima che desidera redimersi, subentrano sempre affetti e amicizie.
Sognare un futuro appare qualcosa di utopistico, figurarsi un futuro diverso. Per questo motivo, Carmine Di Salvo e Naditza (personaggi della serie), avvertendo l’irreparabile destino e sentendosi con le spalle contro il muro, faticano a non lasciarsi opprimere dal senso di vuoto e di impotenza. Rappresentano due personaggi che hanno suscitato in me maggiore riflessione: quando è la famiglia il primo ostacolo da oltrepassare, il destino è tutto in salita ed è necessario possedere una forza di volontà quasi sovrumana. Quella forza e quel coraggio che, talvolta, provengono da un incontro inaspettato che può assumere le sembianze di un amico o un partner.
La vera ragione della popolarità di questa serie si ispira al tema della libertà: particolare attenzione viene posta alla figura del mare che diventa, inevitabilmente, metafora di libertà per gente come quella che risiede in un penitenziario senza avere più l’occasione di respirare. Il titolo stesso, MARE FUORI, assume quindi un significato di vera e propria speranza: con l’intenzione di suscitare in noi spettatori, un maggiore senso di responsabilità. Libertà in relazione alla netta contrapposizione tra la vita in carcere, spesso dimenticata dal mondo esterno, e la realtà, alle volte inconsapevole, che risiede fuori.
Il principio di libertà rappresenta, d’altronde, quella boccata d’aria raggiungibile da tutte le persone che impongono a loro stesse le restrizioni più esasperanti.
Luana Di Donato (5^ C)
“Mare fuori”: le ragioni del successo anche tra i giovani
di IL GALLO STRILLONE ON LINE - AVERSA (CE)|
2023-02-11T18:15:04+01:00
11-2-2023 17:57|Alboscuole|0 Commenti