‘ |
A Napoli il salumiere veniva chiamato ‘O casadduoglio o casaduoglio. Come molte parole della lingua napoletana, il termine deriva dal Latino. |
L’esercizio commerciale del casadduoglio era l’unico posto in cui si potevano comprare viveri diversi da frutta e verdure: il casaduoglio vendeva formaggi, salumi, olio e pasta, come le salumerie moderne, ma anche saponi, detersivi ed oggetti di uso domestico. Il nome stesso nasce dall’unione dei due prodotti tipici: il “caso”, dal latino “caseum” (formaggio), e l’uoglio, dal latino “oleum” (olio). |
Nella mitica scena di Totò in “Miseria e Nobiltà”, Pasquale chiede a Felice di prendere il suo paltò e portarlo allo Charcutier. Felice non capisce e chiede chi sia questo sciaqquitiello. Pasquale risponde che lo Charcutier è il bottegaio, il pizzicagnolo. Al chè Felice risponde: Ah, il Casaduoglio? E parla bene,no? |
L’ antica salumeria napoletana, che nella commedia in francese è denominata ‘o Charcutier è qui detta del “Casaduoglio” |
Si può facilmente immaginare che un’insegna di negozio con tale scritta si trovasse in passato facilmente presso le stradine del Porto, dove sbarcavano i marinai inglesi, irlandesi, scozzesi, dalle navi commerciali. |
Di solito, ‘o casadduoglio preparava la colazione o il pranzo per gli operai del quartiere, che ospitava su banchetti di legno sui quali serviva una gustosa zuppa di fagioli o del casatiello. |
Il casatiello non si chiama così senza motivo, il “caso” è appunto il formaggio in napoletano e in questa pietanza se ne fa abbondante uso. |
Di Lorenzo Di Cola-2^B