di Mattia Marciano-2B-
L’apartheid era la politica di segregazione razziale praticata dal 1948 dal governo di etnia bianca sudafricana, rimasta in vigore fino al 1991. Fu applicata anche alla Namibia, fino al 1990 amministrata dal Sudafrica. Il 27 aprile, giorno in cui tutto ciò ebbe fine, in Sudafrica si celebra la Festa della libertà. Il termine apartheid fu utilizzato, in senso politico, per la prima volta nel 1916 dal primo ministro sudafricano Jan Smuts; con le elezioni del 1928 vennero introdotti nel Paese i primi elementi di segregazione razziale. Nel 1939 Smuts tornò al potere e il nazionalismo afrikaner non potè proseguire il suo progetto politico. Durante la seconda guerra mondiale un gruppo di intellettuali afrikaner influenzati dal nazismo completò la teorizzazione del progetto dell’apartheid, ufficialmente introdotto nel 1948, dopo la vittoria alle elezioni del Partito Nazionale. I principali ideologi dell’apartheid furono i primi ministri Daniel François Malan, Johannes Gerhardus Strijdom e Hendrik Frensch Verwoerd ( vero e proprio “architetto” dell’apartheid ), in carica dal 1958 fino al suo accoltellamento nel 1966 da parte di Dimitri Tsafendas, un semplice uomo di fatica del parlamento sudafricano. Verwoerd definiva l’apartheid come “una politica di buon vicinato”. Nel 1956 la politica di apartheid fu estesa a tutti i cittadini di colore, compresi gli asiatici.
Negli anni ’60, 3,5 milioni di neri di etnia bantu furono sfrattati con la forza dalle loro case e deportati nei “bantustan”. Privati di ogni diritto politico e civile, potevano frequentare solo scuole agricole e commerciali speciali. I negozi dovevano servire tutti i clienti bianchi prima dei neri. Dovevano avere speciali passaporti interni per muoversi nelle zone bianche, pena l’arresto. I Le proteste contro l’apartheid venivano in genere brutalmente soffocate dalle forze di sicurezza governative.
Nel 1975, il governo sudafricano decise di imporre la redazione di ogni norma giuridica in lingua afrikaans. Diverse personalità si batterono contro il regime di segregazione, tra cui Nelson Mandela, la cui opposizione fu però violentemente repressa e lui imprigionato con l’accusa di tradimento. Solo nel 1991 si giunse alla fine dell’apartheid e alle prime elezioni libere. Mandela divenne il primo presidente nero della storia del Sudafrica. Il referendum del 1992 prima e le elezioni generali in Sudafrica del 1994 videro il superamento della segregazione, nelle elezioni si registrò la vittoria del Congresso Nazionale Africano con il 62.65 % dei voti.
Ad oggi il Sudafrica, che ingloba al suo interno due piccoli stati autonomi, il Lesotho e lo Swaziland, è una repubblica, le cui capitali sono Pretoria, Città del Capo e Bloemfontein, (la “città delle rose”, che diede i natali a JRR Tolkien).
“Quando a un uomo è negato il diritto di vivere la vita in cui crede, questi non ha altra scelta che diventare un fuorilegge”
Nelson Mandela ( 1918-2013 )