di Silvia Pauroso -3^D-
La giornata di un romano era scandita da 3 pasti: lo ientaculum (colazione), il prandium (pranzo) e la cena.
Lo ientaculum poteva essere costituito da pane, miele,formaggio, uova, latte e acqua o da biscotti intinti nel vino o ancora dagli avanzi della sera precedente.
Il Prandium, detto anche pransus, consisteva in un leggero pasto freddo a base di verdure, uova, pesce e funghi, carni fredde e in genere veniva consumato fuori casa nelle taverne.
Tuttavia per i lavoratori e i soldati esso era rappresentato da un pasto più abbondante.
La cena era il pasto principale e si svolgeva nelle case patrizie in ambienti lussuosi. Era divisa in tre momenti:
Gustatio: antipasto stuzzicante per risvegliare l’appetito con uova, verdure e ostriche
Primae mensae: piatti di pesce, carne, verdura, arrosti preparati in modo elaborato
Secundae mensae: dolci, frutta secca e fresca.
Tutti i pasti erano accompagnati dal vino.
Il vino che bevevano i Romani era allungato con l’acqua, preferibilmente tiepida, meglio se di mare. Infatti, non veniva mai bevuto puro ed era simile ad un mosto cotto.
Era impossibile conservare il vino per un periodo abbastanza lungo, senza impedire che il bacterium aceti lo trasformasse in aceto; questo accadeva perché non c’era la tecnologia d’oggi.
Ai Romani piaceva anche condire il vino con erbe aromatiche, sale e miele.I vini venivano distinti in: debole, molle, pesante, alcolico, aspro, dolce, morbido, volgare e pieno.
I nostri antenati non conservavano il vino in botti di legno, ma in anfore e recipienti di terracotta.
I Romani bevevano in molte occasioni: di mattina, tra le 8:00 e le 9:00; poco prima di mezzogiorno e a cena.
Nelle occasioni importanti mangiavano e bevevano sdraiati su dei letti; vicino a loro venivano sistemate delle tavole dove veniva appoggiato il cibo e accanto ad esse una tavola rotonda, dov’ era sistemato il cratere, cioè il recipiente per preparare il vino.
Nelle case dei ricchi esso veniva preparato dagli schiavi più belli, eleganti e giovani, per ricordare il mito del coppiere dell’Olimpo.
RICETTE
Salsa garum
Era ottenuta dal pesce salato e fermentato con l’aggiunta di erbe aromatiche. Essa era il condimento principale del mondo romano e forniva gran parte delle proteine indispensabili ad una dieta equilibrata.
Se si volesse paragonare il garum a qualcosa che è diffuso anche oggi si potrebbe fare riferimento al ketchup e alla maionese dei fast-food, però non bisogna trascurare l’aspetto economico. In effetti, questa salsa era rara e costosa allo stesso tempo, dunque gli storici l’hanno spesso accostata a un prodotto tipico come l’aceto balsamico. Per ottenere il garum si partiva da interiora di pesce (soprattutto acciughe, sgombri e altro pesce “povero”) oppure dal pesce intero.
A questo punto, il cibo veniva lasciato macerare sotto sale per un tempo abbastanza lungo in un’apposita salamoia. Le fasi successive di preparazione prevedevano il passaggio delle interiora o del pesce macerati attraverso dei setacci, al fine di crearne diverse varianti. L’odore non era per nulla invitante, tanto è vero che il miele e il mosto fresco servivano proprio per renderlo sopportabile.
Polpettine di carne
- amalgamare 5hg di carne tritata di maiale o di manzo con 150g di mollica di pane bagnata nel vino;
- aggiungere 500g di pinoli e del pepe;
- aggiungere un cucchiaio di salsa garum;
- fare delle polpette e cuocerle in un bicchiere di vino.
Gustacium
Esso è un antipasto la cui ricetta ci è stata fornita da Catone nella sua opera De agri cultura.
- mettere in un piatto pistacchi, albicocche, frutta secca (noci, nocciole, datteri…), uova, capperi e olive;
- prendere delle fettine di focaccia sacra (libum)e cospargerne alcune di pasticcio di cacio con aglio, altre con gremolato di olive e altre ancora con l’allec (parte soda della lavorazione del garum).
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