di Andrea D Bernardo – 3^C –
Stiamo vivendo un periodo difficile, nessuno si sarebbe mai aspettato tutto questo. La vita di ognuno di noi è cambiata. Siamo a casa da circa 10 settimane e staremo ancora a casa per un bel po’. L’Italia, come la maggior parte delle nazioni del mondo, si trova ad affrontare un periodo di “lockdown”, termine inglese che significa “chiusura totale”, chiusura di ogni attività ed ogni uscita collettiva o singola dell’individuo, dovuta all’infezione di Covid-19. Il Covid-19 appartiene ai coronavirus (CoV); essi sono una grande famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a severe, dal banale raffreddore a sindrome respiratoria acuta e grave. Sono chiamati “covid” per le punte che essi hanno a forma di corona e sono presenti sulla loro superficie. I coronavirus sono comuni in molte specie animali, come i cammelli e i pipistrelli, ma in alcuni casi, come si è verificato, possono evolversi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione. Il covid-19 è un nuovo ceppo di coronavirus, precedentemente mai identificato nell’uomo, apparso in Cina verso la fine del 2019 ed oggi causa di pandemia mondiale e del periodo tragico che stiamo attualmente vivendo. Non esistono, purtroppo, trattamenti specifici per le infezioni causate dai coronavirus e non sono disponibili, al momento, vaccini per proteggersi dal virus. La maggior parte delle persone infette da coronavirus comuni guarisce spontaneamente ma per persone affette già da patologie importanti o, purtroppo, persone over 70, con condizioni di salute precaria, il virus rappresenta una vera e propria spada di Damocle e, nella peggiore delle ipotesi, si dimostra letale. È possibile ridurre il rischio di infezione proteggendo sé stessi e gli altri, seguendo alcuni accorgimenti, ovvero: starnutire e tossire coprendo la bocca con le mani, lavare spesso le mani ed evitare contatti con persone affette, indossare mascherina protezione costantemente quando si esce solo ed esclusivamente per necessità. #restoacasa e #mantenereledistanze sono gli hashtags del nostro quotidiano, ormai, inviti al rispetto delle regole che il governo ci suggerisce per tornare al più presto alla vita normale, la nostra vita prima del 5 marzo. Mai come ora ho condiviso le misure di sicurezza e la serietà ma mi dispiace tantissimo che il massimo che possa fare per dare una mano ai miei genitori, parenti ed amici, sia restare a casa!…Abbiamo trascorso giorni di panico, con il bombardamento mediatico della visione di scene di malati moribondi intubati, camere di terapia intensiva, bare ma soprattutto morti, morti, morti. Non avrei mai immaginato che il 4 marzo sarebbe stato il mio ultimo giorno di scuola, senza un saluto, senza un arrivederci…non avrei rivisto più i miei compagni e i miei prof. se non da una videochiamata su uno sterile schermo di pc. A scuola si è in un ambiente unico, a contatto con i professori, i bidelli, i compagni di classe… il rapporto umano che si ha a scuola non si ritrova da nessun’altra parte e mi manca da morire! Proprio il rapporto umano è fondamentale per imparare qualcosa. Ci sono tante piattaforme per fare video-lezione o condividere materiale partendo dal semplice registro elettronico ad arrivare alle video-lezioni fatte su piattaforme come Weschool, Zoom, Skype e GSuite (in questi cinquanta giorni i miei prof. hanno sperimentato di tutto pur di raggiungerci, pur di stabilire una connessione, un apparente banale contatto, pur di salutarci semplicemente affinché non ci sentissimo soli!). Tutto questo può aiutare soprattutto in questo periodo difficile, ma non potrà mai sostituire la scuola, i contatti umani diretti. Siamo stati disumanizzati. Solo ora ho capito che, anche se non ho magari vissuto inseguendo la movida con notti brave perché ho solo sedici anni, amo la mia vita nelle sue piccolezze, dall’andare a scuola alle otto del mattino, al mangiare un pezzo di pizza durante il pomeriggio con i miei amici, senza dover stare a un metro di distanza da loro, poter tornare a salutare la gente con una semplice stretta di mano, senza dover aver paura che quel saluto segni il mio nome su un tampone positivo dopo una settimana. Scrivendo queste parole, spero sempre di più che questa situazione finisca il più presto possibile ma mi rattrista davvero il sapere che domani, probabilmente, sarà come oggi e dopodomani anche. In passato, difficilmente avrei pensato che un giorno sarei stato recluso in casa e avrei dovuto essere attore di un momento storico simile. Queste sono cose che ho sempre visto nei film e mai, ripeto mai, avrei creduto che certe volte la finzione può diventare realtà. Un domani a scuola si studierà l’epidemia, l’emergenza sanitaria, chiamatela come volete, che ha colpito l’Italia nel 2020 e ha sospeso la vita del paese per giorni interi. Rimanere chiusi in casa dà a noi giovani una sensazione di soffocamento: sempre le stesse cose, sempre la noia che ci accompagna…è un momento di caos in cui tutti viviamo e nessuno ne ha colpa. Spero che questa situazione si risolva al più presto e tutto torni alla normalità.