di Carmina Gallo – 3^B –
La violenza sulle donne è un fenomeno che ormai ci riguarda da anni e sta prendendo piede sempre più facilmente. Non solo in Italia, ma ovviamente anche nel resto del mondo, le donne vengono sempre più spesso sottoposte all’ uomo a livello fisico e psicologico.
Pensando, ad esempio, all’Arabia Saudita, possiamo facilmente notare quanto la donna sia sottoposta all’uomo a causa della cultura locale. Le donne godono di pochissimi diritti e la gran parte di esse deve tollerare da mariti, padri, e persino sconosciuti, sfruttamenti sessuali, percosse e così via. Alla violenza fisica si aggiunge anche un altro tipo di violenza, quella psicologica, forse peggiore rispetto alla prima. Ciò è dovuto alle offese, alle urla, alle imposizioni, alla situazione di totale dipendenza in cui vivono le donne perseguitate. Stare in silenzio non serve poiché l’educazione al rispetto deve riguardare tutti e deve basarsi sul dialogo e sui conseguenti fatti pratici. Non basta aver istituito il 25 novembre come “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”. Bisogna sensibilizzare ed educare tutti, in particolar modo la figura maschile, fin dalla tenera età al rispetto verso il prossimo e verso la figura femminile. La violenza è lo schiaffo sul viso, il calcio nella pancia, il pugno negli occhi, ma anche e soprattutto il proiettile che arriva dritto al cuore dopo una qualsiasi umiliazione subita. La violenza può essere più o meno aggressiva a seconda dell’atto compiuto ma, per quanto minima sia, rimane comunque una forma di sopraffazione. Il responsabile può essere il proprio marito, fidanzato o compagno, lo sconosciuto che si incontra per caso, l’amico che si è rivelato non essere tale o addirittura il padre che fino a poco prima era stato simbolo di protezione e sicurezza. Non tutti gli atti di violenza sono mossi dallo stesso motivo: l’eccessiva gelosia, la prepotenza, il senso di superiorità o comunque ragioni che possono descrivere la mente del fautore come una mente malata. Le conseguenze, invece, di tali azioni sono più o meno gravi a seconda della situazione: alcune donne rimangono lese fisicamente e/o psicologicamente dall’uomo che ha agito, altre addirittura perdono la vita (si parla in questi casi di “femminicidi” , termine che per estensione di significato indica qualsiasi forma di violenza verso le donne).
Neanche in Italia mancano casi di femminicidi, nonostante la legge della nostra penisola si impegni a tutelare le donne e le eventuali vittime. Al contrario di ciò che tanti credono, la maggior parte degli autori di questi crimini non è rappresentata da stranieri, perciò immigrazione e femminicidi non sono fenomeni collegati tra loro.
E’ assurdo pensare a come la mentalità sia cambiata: basta riferirsi al romanzo cortese e alla lirica trobadorica, i cui autori esaltavano la donna e descrivevano vicende del “servizio d’amore”, la sottomissione ed il rispetto dell’uomo verso la donna amata. Quest’ultima era considerata quasi superiore alla figura divina e veniva lodata e venerata, così come nel Dolce Stil Novo, i cui autori
paragonavano la donna ad un angelo come tramite per arrivare a Dio. Oggi, invece, sono troppi i casi in cui la donna è considerata tutt’altro che un angelo, viene trattata peggio di un oggetto vecchio ed inutilizzabile.
E’ giusto che accada un fenomeno del genere? Possiamo rimanere fermi davanti a tali atrocità? Anche noi ragazzi dovremmo muoverci per bloccare l’avanzata di questi eventi e preoccuparci più per una donna ferita piuttosto che per il modello di cellulare che abbiamo. Ma dovremmo essere ovviamente affiancati da altre persone più adulte e da autorità competenti per poter provvedere in modo più efficace rispetto a ciò che fino ad ora si è fatto.
Nella situazione di “quarantena” che stiamo vivendo è facile che tante donne chiuse in casa diventino oggetto di stupri, offese, prepotenze da parte dei propri compagni e non possano difendersi perché fragili e impaurite. Questo timore impedisce loro di chiedere aiuto alle autorità in grado di difenderle e porre fine a tali violenze. Dunque, si delinea un nuovo panorama negativo conseguenza del coronavirus.
Nonostante ciò, non bisogna fermare la lotta contro questo grande male poiché la donna, così come l’uomo, è unica e preziosa e deve essere rispettata.