Il 27 gennaio si ricorda l’Olocausto, vale a dire l’uccisione di tutte quelle persone perseguitate per motivi razziali, etnici e politici dal regime nazista e dai loro alleati.
Nel lontano 1945, in Germania, nel gelido e cupo campo di concentramento di Auschwitz, le truppe sovietiche della sessantesima Armata abbattono i muri del campo di concentramento, e liberano i pochi sopravvissuti. Ancora oggi, grazie alla loro testimonianza come quella delle sorelle Bucci e Liliana Segre, possiamo capire bene tutti gli avvenimenti di quegli anni. Il passato dei sopravvissuti non potrà mai essere dimenticato: con i loro occhi hanno visto la vera crudeltà del mondo. Rinchiusi in quei lager dove gli anziani venivano considerati inutili e i bambini, ingannati con la promessa di poter rivedere i loro genitori, non sapevano di andare incontro ad una morte certa. Lì, in quei lager, dove tutto sembrava non avere una fine. Proviamo a metterci nei panni di chi ha avuto un passato simile, pieno di paure e di turbamenti, pieno di inganni e crudeltà. Durante la prigionia il futuro e tutte le normali preoccupazioni, svanivano: l’unica cosa importante era pensare a vivere, senza morire in una della solite docce a gas. Penso che tutte le persone deportate nei campi di concentramento sono state profondamente trasformate, umiliate e private di tutto: vestiti, scarpe, oggetti cari…e, soprattutto, della dignità! Noi dobbiamo sentirci fortunati perché possediamo la libertà e possiamo ogni giorno lottare per difenderla e per difendere ogni diritto negato.