Di Aulicino Paola – 4^B –
Quest’anno i tre giorni dei Colloqui fiorentini sono stati travolgenti, grazie alle lezioni tenute dai professori universitari che hanno saputo catturare l’attenzione di ogni ragazzo. L’autore scelto è stato Dante, il titolo della manifestazione è stato “Ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai…“.
Durante la stesura della nostra tesina, il mio gruppo ed io abbiamo dedicato molto tempo allo studio del poeta; fin dal primo momento abbiamo saputo che avremmo intrapreso un viaggio straordinario, nel quale avremmo immaginato situazioni, incontrato personaggi di grande valore, provato sentimenti ed emozioni forti.
Ciò che più mi ha colpita di Dante è il suo modo di vedere la vita; il concetto che mi ha toccata particolarmente è la rappresentazione della Bellezza da cui l’uomo ha deciso di allontanarsi, una meraviglia che il poeta esprime attraverso le stelle.
Proprio questo pensiero è stato affrontato, nella prima giornata del convegno, dal professore Diego Picano. Egli ci ha fatto presente che una straordinaria particolarità di Dante è il suo saper immaginare, raccontare ed insegnare ‘’al tempo’’ stesso cose fondamentali per la vita solo tramite l’uso di parole.
Nel canto XXXIV dell’Inferno, l’ultimo verso recita: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”; seguono poi, nel canto XXXIII del Purgatorio, gli ultimi versi: “Io ritornai … puro e disposto a salire le stelle”; ed ancora il canto XXXIII del Paradiso, che si conclude con: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Altro concetto che mi ha colpita è stato quello dell’amore. Il Sommo poeta ci insegna che il vero amore è quello gratuito ed anche non corrisposto poiché, quando si ama veramente, non ci si deve aspettare nulla in cambio; questo pensiero è facilmente intuibile dalla storia del protagonista con Beatrice, la donna da lui amata. Tra i tanti interventi dei professori, quello di Davide Rondoni mi ha colpita di più. Ha iniziato il suo discorso parlandoci di Ulisse e delle Colonne d’Ercole collegandole a Dante. Le colonne sono la risposta a tutte le nostre domande e devono rappresentare quel qualcosa che ci sprona ad essere continuamente alla ricerca della verità. Questo concetto è racchiuso in tutto il cammino che Dante fa; la verità non è un teorema o una legge, ma è proprio un’esperienza, come ci insegna l’Alighieri. Questa vicenda è così grande che non si riesce nemmeno a capire come essa racchiuda in sé il senso del destino che ci tiene in vita e ci fa muovere. La ricerca della verità è un’avventura, se non c’è la vita è noiosa. Essa non è nient’altro che la destinazione del nostro cammino, ciò che il nostro caro Dante trovò nel Paradiso.
L’Alighieri coglie in Dio il desiderio di felicità che proviene da un atto di amore infinito; infatti in lui possiamo trovare il desiderio di bene. La Divina Commedia è un regalo d’amore che il poeta ci ha fatto poiché egli sa che ognuno di noi può avere un periodo buio e oggi più che mai lo si può capire; il virus è il nostro inferno personale, di tutti. Grazie ai Colloqui ho capito che la Commedia è il libro della vita, è una guida per vivere al meglio, per trovare la felicità. Il consiglio che sento di dover dare, e che io stessa sto mettendo in pratica, è leggere quest’opera, studiarla nei suoi più piccoli ma significativi particolari ed applicare, un passo per volta, quanto detto da Dante nel mondo per trovare il vero Bene al fine di tutto. La Commedia è, difatti, una continua scoperta, una continua ricerca che, secondo il mio pensiero, non smetterà mai di stupirci.