La dipendenza che colpisce gli studenti
La ludopatia è una patologia che ha come oggetto abitudini e comportamenti portati all’eccesso. Nel caso della ludopatia, si tratta del gioco d’azzardo. Il ludopata sente un irrefrenabile bisogno di giocare, un’ossessione per il gioco (di qualsiasi genere e tipo) che comporta continui cambiamenti di umore, rendendolo preda, di un’euforia eccessiva e di repentine crisi depressive. Stando agli ultimi dati disponibili, nel 2016 gli italiani hanno speso 96 miliardi di euro tra videolottery, bingo, scommesse virtuali, pronostici sportivi e altri giochi d’azzardo. I danni non sono solo economici. I soggetti colpiti dalla malattia del gioco diventano irascibili se e quando non riescono a giocare, fino ad assumere un atteggiamento aggressivo e violento. Perchè, è sempre bene ricordarlo, per quanto possa essere alta la probabilità di vincita, chi vince davvero è sempre il banco (Lo Stato). Molti si pongono la domanda se la ludopatia possa essere curata. Non esiste una vera e propria cura perchè lo smettere di giocare può sembrare all’inizio una sfida relativamente semplice da affrontare, in realtà questa richiede una quantità notevole di forza di volontà soprattutto perché protratta nel lungo periodo. L’individuo infatti deve essere in grado di cambiare le sue abitudini, e di trovare alternative valide al gioco d’azzardo, magari facendosi aiutare da persone care o evitando luoghi o situazioni invitanti. Nella nostra realtà quotidiana (soprattutto scolastica) vediamo tanti ragazzi (parecchi coetanei maggiorenni o quasi e, nonostante i divieti, molti minorenni, anche delle prime classi) affascinati da alcuni giochi d’azzardo (on line su tutti). Ovviamente non sappiamo se si tratti di vera e propria ludopatia. Di sicuro è un “gioco” rischioso. A tanti di loro abbiamo chiesto ogni quando e quanto giocassero. Risulta che gran parte giochi settimanalmente, per importi che vanno dai 5 ai 50 euro. Benefici? La loro risposta è stata ben chiara: dal gioco non si ottengono benefici ma soltanto perdite. Ma anche essendo consapevoli di questo, continuano comunque a giocare, perché una volta iniziato è davvero difficile smettere. Ora scusateci ma andiamo a giocare la schedina!!!Gabriele Fiorillo e Silvio Iavarone (5^ C)