di Martina Papa- Il pomodorino del “Piennolo” è una una specialità che cresce solo ed esclusivamente alle pendici del Vesuvio. Con la punta in giù e una buccia dura di colore rosso intenso, presenta un gusto vivace, dolce e dal retrogusto acidulo. Secondo la leggenda, Lucifero creò Napoli usando un pezzo del Paradiso, ma il suo tocco rese aridi i terreni. Gesù, rammaricato, versò abbondanti lacrime che resero fertili le terre ai piedi del Vesuvio e propiziarono la crescita del primo prodotto, ossia il pomodorino del piennolo. Un’altra leggenda vede protagoniste le donne, nonché mogli dei pescatori di Torre del Greco, le quali intrecciavano tutto ciò che era possibile lavorare con le mani e, nella fattispecie, i rametti dei pomodorini, dando vita al piennolo. Le prime testimonianze del piennolo sono da ricercare in alcuni scritti del 1858 dal Bruni: “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli”. Oggi questo prodotto costituisce una delle eccellenze campane, in tavola non per altro si è meritato il marchio D.O.P. La zona di produzione riguarda alcuni Comuni alle falde del Vesuvio e spazia tra Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Rione Trieste, San Giuseppe Vesuviano, Portici e così via. Si stima una produzione di 4 mila tonnellate di prodotto l’anno. Per produrre un piennolo, occorrono pomodori di piccola pezzatura. Grazie ad un lavoro certosino dei contadini, i quali legano i peduncoli dei pomodori intrecciandoli insieme e dandogli una forma compatta, si ottiene il rinomato “piennolo”, i cui pomodori sono per il 70% quasi maturi ed il restante ancora un po’ acerbi. Questa tecnica rende possibile la conservazione da settembre sino agli inizi della primavera successiva. Una tecnica che risale all’antichità, quando non esistevano ancora i frigoriferi e si conservavano appesi ai soffitti dei portoni. Il piennolo, oltre ad essere bellissimo da vedere, in quanto rappresentazione artistica di un prodotto della natura, è una prelibatezza per il palato, da gustare come sugo sulla pastasciutta, sulla pizza o, come usavano fare i nostri avi, schiacciato sul pane raffermo, ammorbidito dall’acqua. In qualsiasi modo si mangia, il pomodorino campano è sempre una vera delizia!