//L’LGBT in Italia di Vanessa Stochino 3A (Linguistico-tedesco)

L’LGBT in Italia di Vanessa Stochino 3A (Linguistico-tedesco)

di | 2023-01-16T22:40:38+01:00 16-1-2023 22:40|Alboscuole|0 Commenti
L’acronimo LGBT, o più interamente LGBTQIA+ viene usato per riferirsi a chiunque sia non eterosessuale e/o non cissgender, che è un sinonimo di cisessuale. I diritti delle persone LGBT in Italia sono meno tutelati rispetto agli altri paesi dell’Europa occidentale, infatti i cittadini italiani LGBT affrontano degli ostacoli dal punto di vista legale per quanto riguarda le adozioni e il matrimonio egualitario a causa dell’assenza di specifiche norme nel paese. Secondo un sondaggio realizzato da Eurispes nel 2022, il 67,1% degli italiani è a favore delle unioni civili, il 61,3% del matrimonio egualitario, e solo il 48,3% è a favore dell’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. Nonostante l’opinione sull’omosessualità sia generalmente considerata sempre più liberale e tollerante, ci sono ancora molti casi di discriminazione nel paese. In Italia i rapporti tra persone dello stesso sesso non sono più puniti dall’entrata del codice di Zanardelli a partire dal 1° gennaio del 1890, e le persone transgender possono cambiare legalmente sesso dal 1982. L’italia è stato uno degli ultimi paesi occidentali ad approvare una legge sulle unioni civili, ossia il 5 giugno 2006 con la legge n. 76 del 20 maggio 2006, che garantisce la maggior parte dei diritti del matrimonio, eccetto le adozioni. Ad oggi l’Italia si classifica 33esima su 49 paesi europei per quanto riguarda i diritti delle persone LGBT. Sebbene le discriminazioni in ambito lavorativo siano state vietate da una direttiva dell’Unione europea sin dal 9 luglio 2003, nessun’altra legge nazionale è stata al momento introdotta contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. L’ultimo tentativo, l’introduzione del DDL Zan nel 2021, si è rivelata un fallimento. Inoltre, dopo aver affossato questa legge, i senatori si sono messi ad esultare e festeggiare, si sono messi a gioire per aver negato misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulle disabilità. Questo, ancora una volta, prova l’immaturità e l’insensibilità del governo italiano che, piuttosto che tutelare tutti i suoi cittadini, soprattutto quelli più bisognosi, decide di restare chiuso nelle sue convinzioni ferme al medioevo piuttosto che provare ad aprire la mente contro ogni forma di discriminazione e negazione dei diritti a delle persone ritenute “diverse” da loro, che vorrebbero vivere la propria vita tranquillamente. Molti LGBT hanno paura di uscire, di essere se stessi, anche nelle loro stesse case. Tante sono le persone che si sono uccise per le discriminazioni e per non essere state accettate dai propri genitori o dalla società stessa. Detto ciò, ci si augura che in futuro l’Italia riesca a maturare ed essere un luogo più aperto e sicuro per tutti, perché al di là del significato della sigla LGBTQIA+, è importante cogliere il messaggio che questo acronimo vorrebbe trasmettere a tutti, e cioè che la diversità è del tutto normale e non va in alcun modo stigmatizzata o discriminata.