//Lettera di un figlio ai genitori del futuro. Di Enrico Loddo 4A Scienze Umane

Lettera di un figlio ai genitori del futuro. Di Enrico Loddo 4A Scienze Umane

di | 2024-12-03T19:14:10+01:00 3-12-2024 19:13|Alboscuole|0 Commenti
La lezione dei classici dell’illuminismo: la filosofia rielabora la teoria dell’educazione. Esistono dei romanzi che, se letti con senso critico, ci fanno riflettere circa l’attualità del pensiero di chi ne ha dato la luce. Oggi è il turno di J.J. Rousseau e del suo “Emilio o dell’educazione”   **Cari mamma e papà, **   Vi scrivo con grande emozione per condividere un’esperienza che mi ha toccato profondamente: l’incontro con Jean-Jacques Rousseau. È stata un’occasione unica per ascoltare direttamente un uomo che, nonostante il suo carattere eccentrico e le sue contraddizioni, ha un pensiero tanto illuminante quanto rivoluzionario. Quest’incontro mi ha spinto a riflettere su come vorrei crescere mio figlio (vostro nipote) e su quanto possiamo fare insieme per offrire a lui un’educazione che rispetti la sua natura e i suoi tempi. Rousseau è un personaggio affascinante, sebbene un po’ insolito. È un uomo che vive ai margini della società che critica, trovando rifugio nella natura che considera la sua vera maestra. Al primo incontro può sembrare distante o un po’ strano nei suoi modi, ma ascoltandolo parlare ho capito che la sua vita solitaria riflette il desiderio di preservare quella purezza e autenticità che la società moderna tende a soffocare. Proprio per questo, il suo pensiero sull’educazione mi ha conquistato. Rousseau crede che ogni bambino nasca buono e che sia compito degli adulti proteggerlo dalla corruzione della società, lasciandolo crescere libero e secondo natura. Uno dei concetti che mi ha colpito di più è quello di “educazione secondo natura”. Rousseau sostiene che i bambini non devono essere modellati o trasformati dagli adulti, ma accompagnati in un percorso che rispetti i loro bisogni e le loro inclinazioni naturali. Mi ha fatto riflettere su quanto sia importante non imporre aspettative o insegnamenti troppo precoci, ma lasciare che nostro figlio scopra il mondo al suo ritmo. È un’idea che mi sembra molto vicina a ciò che voi stessi mi avete trasmesso nella mia infanzia: il valore della libertà, della curiosità, del rispetto per chi sono davvero. Rousseau mi ha parlato di “puerocentrismo”, un termine che descrive il mettere il bambino al centro dell’esperienza educativa, ma senza viziarlo. Questo approccio mi ha conquistata. Significa osservare nostro figlio, ascoltarlo, capire i suoi bisogni senza sovrapporre le nostre aspettative alle sue inclinazioni. Non si tratta di lasciargli fare tutto ciò che vuole, ma di guidarlo senza forzarlo. Rousseau chiama questa guida “educazione negativa”, non perché sia priva di valori, ma perché si limita a evitare che gli adulti interferiscano troppo presto nel suo naturale sviluppo. È un’idea che mi sembra tanto innovativa quanto sensata, perché permette al bambino di imparare dal mondo, di sperimentare, di sbagliare e di crescere attraverso le proprie esperienze. Rousseau stesso, mentre parlava, sembrava rivelare un legame profondo con la sua infanzia. Ho visto in lui una sorta di nostalgia per quel periodo di innocenza e spontaneità, un tempo in cui non era ancora influenzato dalle convenzioni della società. Credo che questa sua sensibilità sia ciò che rende il suo pensiero così umano e universale. Un altro aspetto che mi ha colpito è il suo modo di considerare il tempo. Rousseau crede fermamente nel “guadagnare tempo”, cioè nel lasciare che i bambini vivano pienamente ogni fase della loro crescita senza fretta. Mi ha fatto pensare a quanto oggi la società tenda a voler accelerare i tempi. Si spinge perché i bambini imparino tutto subito, perché si preparino “alla vita adulta” fin da piccoli. Ma Rousseau mi ha fatto vedere quanto sia importante invece lasciargli vivere l’infanzia come un tempo di gioco, scoperta e gioia. Questo approccio mi sembra un dono prezioso per nostro figlio, che vorrei far crescere con la libertà di essere bambino senza pressioni. Rousseau mi ha anche parlato della “prima e della seconda nascita” dell’essere umano. La prima, quella fisica, è quando il bambino viene al mondo; la seconda, quella morale, avviene quando inizia a scoprire sé stesso come individuo e a sviluppare una coscienza. Questa transizione, che avviene durante l’adolescenza, è un momento cruciale e va accompagnata con pazienza e rispetto. Come genitori e nonni, il nostro compito sarà quello di essere una guida amorevole, di dare a nostro figlio e a vostro nipote gli strumenti per affrontare questa fase con serenità. Vorrei che crescesse sapendo che può sempre contare su di noi, che non sarà mai giudicato, ma ascoltato e compreso. Un altro punto che Rousseau ha sottolineato è l’importanza di educare nostro figlio a diventare un buon cittadino. Per lui, essere un buon cittadino non significa semplicemente conformarsi alle regole, ma imparare a vivere secondo i principi di giustizia e bontà. Mi ha parlato della necessità di educare ai sentimenti: lasciare che i bambini esplorino le proprie emozioni, che imparino a riconoscerle e a gestirle. Questo, mi ha detto, è il fondamento per costruire adulti empatici e capaci di relazioni sincere. Mi piacerebbe che, come famiglia, potessimo creare un ambiente dove nostro figlio si senta libero di esprimere ciò che prova, dove possa crescere emotivamente forte e sereno. Rousseau ha anche un’idea molto particolare della spiritualità. Non parla di religione come un insieme di dogmi, ma come una sensibilità interiore, un’apertura verso ciò che è più grande di noi. Mi ha fatto riflettere su quanto sia importante dare a nostro figlio la possibilità di sviluppare una connessione con la sua interiorità e con il mondo che lo circonda, senza pressioni ma con autenticità. Infine, Rousseau mi ha parlato dell’importanza del “viaggio” e del “lavoro” nella formazione di un individuo. Il viaggio, mi ha detto, non è solo uno spostamento fisico, ma un modo per aprire la mente, per scoprire altre culture e per imparare a vedere il mondo con occhi diversi. Il lavoro, invece, non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere, ma un’esperienza formativa che insegna la pazienza, la disciplina e la soddisfazione di creare qualcosa con le proprie mani. Vorrei che nostro figlio, crescendo, potesse viaggiare, scoprire nuove realtà, imparare dai suoi errori e comprendere il valore dell’impegno. Dopo aver parlato con Rousseau, sento di avere una visione più chiara di ciò che desidero per mio figlio. Educare non significa solo insegnare, ma creare uno spazio dove possa crescere in armonia con la sua natura, senza fretta, senza pressioni e con tutto l’amore che possiamo dargli. So che, con il vostro sostegno e la vostra esperienza, possiamo offrirgli tutto questo, aiutandolo a diventare una persona buona, libera e felice.   Con gratitudine e affetto, Enrico