Caro Papa Francesco,
sono Alessandro, ho 12 anni e frequento la seconda media dell’I.C. “Giovanni Calò” di Ginosa. Come è noto ormai al mondo intero, nei Paesi a sud del globo e non solo, i bambini e i ragazzi della mia età, spesso, vengono venduti dai genitori per saldare dei debiti. Le aziende che comprano questi fanciulli, li sfruttano e li maltrattano, costringendoli a lavorare anche dodici ore al giorno per produrre oggetti come palloni, tappeti e zaini, poi venduti a basso prezzo. Solo al pensiero che io, qui in Italia, ogni mattina mi reco a scuola, vivo felicemente con la mia famiglia e sono pieno di privilegi, mentre questi ragazzi sono torturati da persone senza cuore, mi viene la nausea e, allo stesso tempo, provo un senso di impotenza e di angoscia.
Poiché ognuno di noi possiede i trenta diritti elencati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è giusto che possa beneficiarne senza alcuna limitazione.
Massima Santità, benché io sappia che non servirà a molto, le scrivo per proporle alcune soluzioni che, secondo me, possono contribuire a fermare questo problema e a rendere il mondo migliore: offrire la possibilità di istruzione a tutti i minori presenti sulla Terra, edificando scuole nei Paesi più poveri grazie ad un contributo monetario da parte di tutti Voi, grandi del Pianeta; aumentare gli stipendi degli adulti o, almeno, renderli soddisfacenti a coprire i costi delle spese indispensabili per condurre una vita dignitosa; valorizzare ed incentivare i programmi di sostegno al recupero dei minori coinvolti nel lavoro illegale; vigilare in modo serrato e incisivo e soprattutto senza preavviso, aziende e fabbriche di ogni tipo.
Spero che prima o poi lei possa leggere questa lettera, anche se le mie aspettative sono molto basse; ma, come dice il proverbio, “la speranza è l’ultima a morire”!
Cordiali saluti
Alessandro Cellamaro
Classe 2^A
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