di Gilda Frogiero
Come nostra prima ospite abbiamo scelto la professoressa Adele Naddeo, docente di fisica, che, purtroppo, a breve lascerà la nostra scuola per iniziare una nuova avventura lavorativa.
- G: Lei ha frequentato un liceo classico per poi scegliere, all’università, una disciplina scientifica, fisica. Ha riscontrato problemi nel compiere questo passaggio e il bagaglio umanistico acquisito nei cinque anni al classico le è stato utile per il percorso successivo?
- prof.ssa Naddeo: Non ho avuto difficoltà all’università tranne un piccolo gap iniziale dovuto al fatto che nei programmi dell’epoca – io ho sostenuto la maturità nel 1987 – non c’era analisi matematica all’ultimo anno al liceo classico. Per quanto riguarda il liceo classico, indubbiamente, offre una formazione completa ed adeguata per poter affrontare con successo qualsiasi percorso di studi.
- G: Lei è da sempre una delle professoresse più comprensive e vicine alle esigenze degli studenti. Com’è stata la sua esperienza da studentessa, c’è stato un aneddoto, piacevole o spiacevole, a cui pensa o che, magari, la influenza ancora oggi?
- prof.ssa Naddeo: Nel nostro istituto – io ho frequentato il liceo classico “Giordano Bruno” a Maddaloni – c’era un ottimo corpo insegnanti, un ottimo preside ed il mio corso era caratterizzato da una particolare severità da parte dei docenti che, a posteriori, posso dire ha garantito che da quel plesso uscissero dei grandi professionisti. C’è da dire che le problematiche adolescenziali sono diverse oggi, la famiglia tradizionale di un tempo è molto meno diffusa e, di conseguenza, molti studenti si trovano a fare i conti con contesti familiari non convenzionali e più complessi. In passato il docente era semplicemente un veicolo che trasmetteva cultura, adesso il ruolo della scuola è molto più esteso perché, in qualche modo, si impegna a riempire i vuoti che possono esserci a livello familiare e sociale.
- G: In un articolo del 12-02-2019 del giornale “DiRE” si legge che “la Fisica in Italia è un mestiere per soli uomini”, in riferimento alla percentuale di studentesse della facoltà di Fisica, pari a solo il 30%. In Italia, sulla base della sua esperienza, la fisica, nella percezione collettiva, è ancora vista come un “mestiere per soli uomini” e l’essere donna le è mai stato di intralcio nel percorso professionale?
- prof.ssa Naddeo: Nel momento in cui mi sono iscritta all’università, parliamo del 1987, sicuramente, c’era una prevalenza di uomini ma le cose sono progressivamente cambiate. Quando io mi sono iscritta al corso di matematica, ad esempio, c’erano prevalentemente donne, anche perché chi si iscriveva a matematica si orientava, a priori, verso la carriera scolastica, una professione vista più adeguata ad una donna. Non posso dire nel mio percorso di essere stata penalizzata da dinamiche relative al genere piuttosto a problemi relativi al baronato universitario. Sicuramente adesso si fa molta più attenzione alla disparità, non a caso c’è un comitato all’università di Napoli che si occupa di questa situazione e, inoltre, in tutte le selezioni (annunci di borse post-dottorato, contratti di ricerca anche all’estero) si fa molto più caso alla parità.
- G: A fine gennaio a malincuore lascerà la nostra scuola. Quali sono le emozioni e, se ci sono, timori e paure riguardo il nuovo percorso che dovrà intraprendere?
- prof.ssa Naddeo: Sicuramente questo momento chiude un ciclo. Mi dispiace dover interrompere l’anno scolastico in questo modo e comprendo che questa possa essere una difficoltà per lo studente. Dall’inizio di questo percorso io non ho mai pensato che questo potesse essere definitivo, chiaramente, perché sono una persona sempre in ricerca di cose nuove, non fatta per fermarsi.
- G: Per concludere, c’è un augurio o un consiglio che vorrebbe dare agli alunni del De Liguori?
- prof.ssa Naddeo: Ai miei studenti, in particolare: cercare di apprendere qualcosa da ogni esperienza e di preoccuparvi nel momento in cui vi rendete conto di non star più imparando!
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