//L’Esattezza di Calvino.

L’Esattezza di Calvino.

di | 2021-12-02T17:12:39+01:00 2-12-2021 17:12|Alboscuole|0 Commenti
Di Giulio Armando Palmieri – 5^C –
La vastità della mente umana è un campo insondabile, le sue più diverse articolazioni un mistero al giorno d’oggi. E’, questo, spunto di riflessione e ricerca per chi avesse intenzione anche solo di approcciarsi agli aspetti concreti, forse meno nobili, di una matrice di idee più o meno complesse, più o meno ragionevoli, a volte immorali e, per questo, fortunatamente oscure a tutto e a tutti.
E’ il linguaggio la sintesi terrena del pensiero, l’unico mezzo capace di mettere in relazione le sensibilità dei singoli, nell’eventuale prospettiva di una prolifica comunione di interessi. Il linguaggio è, inoltre, camaleontico, si adatta alle esigenze del tempo, perde ed acquista valore in funzione del contesto culturale nel quale vengono formulate le idee e può, talvolta, essere soggetto ad un progressivo degrado, avente come estreme conseguenze il nichilismo di identità e l’omologazione dell’opinione pubblica.
Proprio su queste tematiche verte lo scritto del letterato Italo Calvino, di fatto una serie di appunti sull’importanza dell’Esattezza, principio a lui molto caro e sempre più attuale, che avrebbe dovuto trattare in un ciclo di lezioni all’università di Harvard nell’autunno del 1985, pubblicate postume nel libro “Le lezioni americane”. L’incisività del lessico calviniano è espressa con vigore nell’accostamento peculiare dell’involuzione degli atti comunicativi ad una pestilenza che tormenta l’umanità, impedendole un’espressione chiara e completa nel suo avanzare virulento e distruttivo. Non è questa, però, una condizione irreversibile; esiste un “antidoto” ed è, oggi come oggi, accessibile a tutti: la letteratura.
Non ci si riferisce, precisa l’autore, ad un qualsiasi prodotto scritto, i cui sviluppi sono molteplici e tanto variegati, bensì ad un modello di scrittura profondo, analitico, la cui elaborazione richiede il tempo necessario affinché il linguaggio adoperato non sia casuale ed approssimativo, ma ricercato e selettivo.
Solo così potremo formare gli “anticorpi” per la protezione del nostro valore intellettuale, solo accedendo a quella che Calvino considera la “Terra Promessa”, il luogo letterario in cui la realtà metafisica delle idee, da considerarsi nell’accezione platonica, coincide con ciò che esprimiamo ed è percepito. A tal riguardo, sorge spontaneo un parallelismo con le ideologie di Giovanni Verga e colleghi. Mentre per loro, ciò che rendeva eccelsa l’opera letteraria era la fedele rappresentazione della realtà, a discapito dell’intromissione dello scrittore e della sua interiorità, Calvino persegue la mobilitazione dell’individualità dell’artista, che è chiamato ad esprimersi apertamente, incurante di possibili digressioni in argomentazioni tutt’altro che veriste e a trasmettere un’idea di sé congruente alla propria realtà interiore, quella che egli stesso percepisce come legittima.
In ultima istanza, è compito nostro eliminare gli ostacoli che neghino l’emancipazione intellettuale dell’individuo, per far fronte ad una sempre più preoccupante “perdita di forma” dei modi espressivi, fattore disastroso e silente, apparente conseguenza di una sconsiderata corsa alla modernità.