Uno dei più grandi pregi che può vantare “Le volpi del Deserto” è un italiano perfetto e ricercato, che si fa notare anche prima di ciò che racconta in sé per sé.
Già le prime pagine sono colme di termini che difficilmente un ragazzo della mia età conosce e a me, forse, è sembrato ancora più strano trovare certe parole, dal momento che avevo un po’ sottovalutato questo libro, prima di leggerlo. Grande errore che non avrei dovuto compiere, ma la trama non mi convinceva particolarmente.
Una caccia al tesoro non mi era parsa così stimolante all’inizio; suonava come la trama di un libro per bambini, di quelli colmi di cenni storici che tentano di insegnare qualcosa. E invece no, nient’affatto. “Le volpi del Deserto” non è, né può essere paragonato a nulla di tutto ciò. Innanzitutto la fascia d’età a cui è destinato è subito chiara. Ragazzi grandicelli, di scuola media, (vista l’età del protagonista) a cui leggere non farebbe male. Perché questo libro, soprattutto, insegna; non si prende sul serio forzando riferimenti soltanto per dare solo l’impressione di insegnare qualcosa, ma riesce a porre le informazioni storiche alla base della storia, a dissimularle, e a lasciar svolazzare con disinvoltura qualche termine più aulico.
Nulla è forzato, né lasciato al caso e anche i cliché sono usati con originalità. Ad esempio, la regola del famigliare del protagonista morto, qui è usata con più originalità. Non manca un genitore, ma un fratello gemello mai conosciuto, disgrazia che ci fa provare empatia nei confronti del protagonista Morice. Qualche luogo comune che viene utilizzato nel libro non è certo buttato là in mezzo perché l’autore vi dà credito; alcuni pregiudizi sui tedeschi, sui francesi o sui corsi non vanno mica presi sul serio, ma servono a rendere più realistica ed empatica la vicenda. Che senso avrebbero, se no, le azioni compiute da Morice a Audrey (coprotagonista femminile che non manca mai), ostili verso i fratelli tedeschi Tscharr?
La bravura dell’autore si dimostra non tanto nella storia ben architettata, bensì nella sua precisione nel delineare ogni personaggio. Ben riuscito, delineato fin nei minimi dettagli psicologici, è il personaggio di Oscar Tardì e dei suoi compagni.
Accuratissima è la descrizione del momento storico in cui si svolge il racconto, come anche sono scelte con cura le date sul diario di Rommel, punto nodale della vicenda. E tutti i più piccoli fatti (il Napoléon, il “Piccolo Principe), sono ricamati con leggerezza attorno ad un’unica storia principale; e con il “ritrovamento” del tesoro, il lettore ha finalmente l’impressione che il cerchio si chiuda.
“Le volpi del Deserto”, nonostante alcuni spunti nel mezzo che sarebbero potuti essere maggiormente approfonditi, è un libro degno di essere letto, scritto e narrato bene, e con una storia avvincente, dal finale soddisfacente.
Il mio consiglio è di non fermarsi mai alla quarta di copertina! Come non bisognerebbe mai giudicare gli altri basandosi sulla prima impressione.
Maggi Andrea