Filippo D’Urgolo I E – Da martedì 27 novembre Rai Uno sta trasmettendo “L’amica geniale”, la serie TV- evento diretta da Saverio Costanzo ed ispirata all’omonimo best-seller di Elena Ferrante, la misteriosa scrittrice della quale non si conosce la vera identità. La storia racconta di un’amicizia, quella tra Raffaella Cerullo (detta Lila) ed Elena Greco (detta Lenu), nata tra i banchi di scuola ma che proseguirà nel tempo, accompagnando le due amiche, passo dopo passo, nel loro percorso di crescita, tra buoni e cattivi sentimenti, complicità e rivalità, distacchi e riavvicinamenti. Sfondo di questa amicizia sono l’ignoranza, la violenza anche domestica e la miseria di un quartiere della Napoli degli anni Cinquanta del secolo scorso, che conserva ancora le ferite della guerra, personificate da Don Achille, un ricco commerciante del rione, temuto ed evitato da tutti proprio perché arricchitosi, durante la guerra, sulla “fame” della gente con la borsa nera. Lenu, che è anche la splendida voce narrante della storia, si avvicina a Lila proprio per il bisogno di sfuggire alla miseria del quartiere ed alle proprie insicurezze, pensando che quella bambina, tanto fragile nell’aspetto, quanto determinata nel temperamento, possa, in qualche modo, completarla, renderla più sicura di sé. Dopo una serie di prove di coraggio, cui la “un po’ perfida” Lila sottopone Lenu, le due bambine diventano amiche inseparabili e la loro amicizia si fortifica nella lettura di “Piccole Donne”, un romanzo che semina nelle loro anime la convinzione che esistano altre realtà oltre quella in cui vivono. A mio giudizio questo episodio rappresenta uno dei momenti più suggestivi del film. L’immagine delle due bambine, abbracciate su una panchina mentre, felici, ripetono ad alta voce il loro libro preferito, emoziona e fa riflettere sul potere salvifico che hanno l’amicizia e la lettura. Nella sequenza televisiva (contenuta nel primissimo episodio) le due amiche sembrano sospese, avvolte in una bolla che le protegge dalla bruttura del quartiere. Nel corso dell’adolescenza l’amicizia tra le due ragazze sembra sgretolarsi, in quanto Lila, cui è stato negata dal padre la possibilità di proseguire gli studi, ostenta indifferenza verso quelli dell’amica più fortunata di lei. La vita, dunque, le divide ma l’amicizia le fa ritrovare quando Lila, in un raro momento di confidenza con l’amica, la incoraggia sinceramente a continuare a studiare e a cercare nello studio la strada per la propria libertà. Lo studio come mezzo di conquista della libertà: ecco un altro importante messaggio del romanzo che Saverio Costanzo, nel film, è riuscito a rendere molto bene, innanzitutto con il bellissimo personaggio della maestra Oliviero ma, soprattutto, attraverso le due protagoniste. Nella realtà nuda e cruda in cui vivono, Lila e Lenu, con i loro tenaci sforzi di dare concretezza ai propri sogni, brillano di fronte alle sbiadite figure delle loro coetanee, rassegnate al proprio destino, ed alla cupa violenza dei giovani maschi del quartiere. La serie TV, che sta registrando grandissimi ascolti, merita il successo che sta riscuotendo in quanto, a mio avviso, sta riuscendo a ben interpretare le stesse emozioni forti che la lettura di questo romanzo ha donato a milioni di lettori in tutto il mondo.