//La voce di Liliana: una risposta vitale contro gli “odiatori seriali”

La voce di Liliana: una risposta vitale contro gli “odiatori seriali”

di | 2020-02-17T14:53:37+01:00 17-2-2020 14:53|Alboscuole|0 Commenti
Liliana Segre nell’intervista parla della sua vita durante la shoah. Lei racconta di come tutto sia iniziato. Lei aveva solo 12-13 anni quando partì con suo padre per scappare dai Tedeschi; si incamminarono verso la Svizzera ma, al confine, vennero arrestati. Dopo essere rimasti 40 giorni in galera, vennero portati al campo di concentramento; durante il viaggio, furono messi in un furgone dove inizialmente tutti piansero. Arrivati lì vennero separati maschi e femmine. Dopo vennero distribuite le tute e gli zoccoli, vennero loro tatuati dei numeri sul braccio e furono tutti rasati. Gli veniva dato solo un poco di cibo e loro litigavano per averlo. Liliana descrive quel luogo come se fosse un film dell’orrore e descrive i Tedeschi come «odiatori seriali», al contrario degli stessi che si ritengono «puri e superiori».  Lei si definisce come una lupa… egoista e affamata.  Una frase che dice spesso è che i Tedeschi, pur avendo preso il suo corpo, non hanno  preso la sua mente. I Tedeschi  li  tenevano prigionieri  e  ogni tanto li spogliavano, li visitavano e li umiliavano. Il medico  che li  visitava  non  aveva  fatto  il giuramento di Ippocrate e, se non li considerava «buoni», li mandava a «fare la doccia» e questo solo perché avevano una religione diversa dalla loro. Un giorno però Liliana era in una fabbrica  a  lavorare e fu  ordinato a tutti gli schiavi di uscire.  Dovevano camminare per 2-3 kilometri  era  qui  che  iniziava  «il cammino della morte».  Alla  fine  Liliana  riuscì  a  sfuggire  alla  morte,  nonostante vide  la  neve rossa  e  piena di cadaveri.  Noi stimiamo molto questa signora per la forza che ha avuto durante il cammino poiché non mangiavano da tempo; loro sbucciavano, infatti, le patate e mangiavano solo le bucce. Quello che ci ha colpito di più è che lei ha resistito a tutta la violenza e a tutte le minacce che ha subito e, nonostante ciò che le hanno detto e fatto, ha avuto il coraggio di parlare di quel bruttissimo incubo purtroppo reale.   Federica Virzì e Giulia D’Anna II M