di Michele Campanella – Come spiegare il comportamento violento e aberrante delle tifoserie calcistiche in Italia e in altre parti del mondo? La violenza nello sport è una cosa inammissibile, specialmente quando provoca morti e feriti. Dovrebbe essere solo un gioco, invece diventa occasione di violenza e guerriglie. Un giornalista inglese, Morris, ha messo a confronto i comportamenti, i riti, le mitologie del football con quelle tribali. Quali sono i motivi, si chiede Morris, per cui gli Ultras di tutte le squadre hanno acquisito un comportamento così particolare, violento e atipico rispetto ai tifosi di altri sport?
Gli individui umani, nel lungo cammino dell’evoluzione, si sono trasformati da “cacciatori” a “calciatori”, passando attraverso attività sempre meno sanguinarie. Oggi i calciatori sono i nuovi gladiatori e, in quanto tali, in ogni caso, eccitano il livello emozionale primordiale e ancestrale della folla. Non cambia però il significato di caccia rituale, in cui l’arma è la palla e la preda è la porta.
La folla della Curva non è un branco disorganizzato, ma un gruppo organizzato, i cui membri si riconoscono fra loro attraverso la comunicazione simbolica espressa dai loro abiti, dalle bandiere, dai cori, dalle liturgie, che, in una sorta di rito collettivo, sanciscono e rafforzano l’identità del branco dei tifosi. Ovviamente, Morris si riferisce, in genere, a quella parte della tifoseria che vive senza valori veri, nell’emarginazione sociale. Non siamo più barbari e guerrieri, ma solo gente che dovrebbe vivere lo sport per quello che è: divertimento e convivenza civile.