Riportiamo di seguito una riflessione della professoressa Anna Scimone, Dirigente Scolastico della Scuola Secondaria di Primo Grado “Galvani-Opromolla” di Angri (Sa).
Un aforisma del giornalista francese A. Karr “di tutte le buone azioni, la più bella è senza dubbio quella di nascondere i propri meriti” rappresenta la migliore scelta per mettere in evidenza e dare valore ad una serie di buone pratiche che la Istituzione Scolastica Galvani-Opromolla di Angri – attraverso il contributo di alcuni allievi ed in specie del generoso talento del Prof.re cavese Pietro Balzano – ha reificato. Di innovazione didattica, di scuole d’avanguardia in grado “di individuare – nel territorio, nell’associazionismo, nelle imprese e nei luoghi informali – le occasioni per mettersi in discussione in un’ottica di miglioramento della qualità del sistema educativo” (AE- Indire), delle prassi morali tanto invalse e reiterate nelle istituzioni scolastiche, esistono icastiche esemplificazioni e caleidoscopiche dimostrazioni. Tuttavia, se la scuola spesso abita parole di solidarietà, di inclusione e di integrazione come semplici flatus vocis, l’innovazione che a volte si traduce in un fattivo risultato dell’eccezionalità di un professore, in una strategia tutt’altro che solipsistica di un gruppo di ragazzi sodali e creativi, in un contesto ristretto e circostanziato qual è quello di una Scuola di primo grado, riesce nella “magia” rapsodica di generare alchimie riproducibili, scalabili, disseminanti. Perché qualche volta i prodigi avvengono con la semplicità e la spontaneità di piccoli gesti nelle grandi azioni. Cicerone sosteneva che “non nobis solum nati sumus” perché per natura gli uomini sono “esseri sociali”, e realizzano la loro opera più degna quando possono “essere utili al prossimo”, lo sosteneva Sofocle e lo hanno concretizzato i giovani allievi dell’Opromolla – Galvani, Scuola Secondaria di primo grado, coadiuvati dal prof. Balzano. Sono riusciti ad accendere, con un’inusitata generosità, una fiaccola nell’ora buia di tanti ricoverati durante il periodo emergenziale, e continuano a farlo quotidianamente: hanno distribuito e distribuiscono ai medici e al personale sanitario che ne fanno richiesta visiere, valvole per maschere di ossigeno, linguette per agganciare le mascherine senza ferire le orecchie di medici ed infermieri, e studiano soluzioni innovative per alloggiare le flebo stampando con economici macchinari pensieri ed idee in 3D. Una strana combinazione di prototipazione artistica ed inventiva, le quali si trasformano in un prezioso collante del più costruttivo dei verbi: donare. Ed è lapalissiano che la relianza nel rapporto didattico sappia costruire curiositas tanto quanto il divértere educativo sviluppi un pensiero laterale e stimoli un’autostima sociale. In un’epoca di post-verità come quella che viviamo, la sola certezza che bisogna rinforzare è ripristinare il dialogo formativo e la comunicazione scambievole, quella “social catena” che possa allontanare la retrotopia e riattare le più belle speranze. Non esiste più la scuola della lezione frontale, dei contenuti manualistici, del bieco solipsismo intellettivo; e non esiste nemmeno più soltanto la scuola delle reiterazioni formative, dell’apprendimento mnemonico, esiste una scuola che si istruisce servendo il territorio, che si allea con altre realtà per radicare impegni e progettualità future. Un servizio messo a punto durante i primi mesi della pandemia in assoluto silenzio, in ottemperanza con la migliore didattica ed il più proficuo degli apprendimenti possibili: il Service Learning fattivo e propositivo. Ancora adesso, nonostante la sospensione delle attività didattiche, gli allievi e il docente Balzano Pietro della scuola angrese si stanno profondendo in un’autentica gara di solidarietà umana ed in un’implementazione di novità pedagogica che fa crescere i valori di cittadinanza, forgia la costruzione morale degli studenti, promuovendo un esempio di etica situazionale con azioni solidali e legittimando come un inclito default il più concreto volontariato a favore degli enti ospedalieri della nostra Nazione. I nosocomi di Cava, di Nocera, di Angri, di Ponticelli, di Battipaglia, di Bergamo, di Aosta, di Casale Monferrato hanno chiesto e ricevuto da un filo di PLA un contributo di mantica e passione e hanno restituito al più ampio bilancio sociale e scolastico, la gioia della solidarietà, la sorpresa della creatività e la bella eticità tradotte in acquisizione di competenze professionali, metodologiche, sociali e in accomodamento di contenuti didattici. Inserito in un progetto più grande, l’apprendimento scolastico perde il suo ruolo ‘accademico’, per trasformarsi in una risorsa preziosa, rientrando in uno scopo più nobile: la partecipazione si attiva alla ricerca della rilevazione dei bisogni, della progettazione degli interventi, delle azioni messe in campo, della valutazione degli esiti. I bravissimi studenti di Angri hanno sperimentato, in questo modo, la fiducia nei loro confronti, e sono diventati capaci, grazie alla speranza di aver contribuito a migliorare la qualità di vita delle persone che il Covid ha ammalato, di diventare attori e produttori della loro cultura, della loro forma di volontariato. Hanno esperito cosa significhi salire sulle spalle di quei giganti che stiamo sempre di più dimenticando, e ci sono riusciti perché hanno avuto il supporto di un docente-scaffolding, geniale e generoso! In un celebre testo, Rovelli parlava del bosone di Higgs come un componente pivotale di un campo quantistico covariante, lo considerava, cioè, la base per spiegare la costituzione della materia, il suo elemento, la sua essenza fondativa: un’attrazione relazionale icasticamente rappresentata da un carretto di gelati in una spiaggia affollata da bambini. E se la base fondante della società si considerasse proprio come un campo quantistico sociale non potremmo giustamente considerare il punto attrattivo ciò che chiamiamo solidarietà? Varrebbe allora la pena plaudire ad una silente e meritevole laboriosità che non ha cercato pubblicità, ma umana comunanza.
Prof.ssa Anna Scimone
Dirigente Scolastico dell’Istituto “Galvani – Opromolla”