Per oltre 500 anni la chiesa cattolica ha imposto la propria supremazia spirituale con la violenza, eliminando fisicamente ogni suo oppositore, determinando un crudele sterminio di milioni di persone, stragi compiute in nome di Dio.
L’arroganza della chiesa cattolica era tale da non far comprendere, all’epoca, che i documenti dei processi, un giorno, potevano essere visti non come “atto di fede”, (come essi definivano gli omicidi degli “eretici”) ma come repressione delle opinioni altrui.
L’Inquisizione è un tribunale ecclesiastico istituito per la prima volta nel 1184 con lo scopo di ricercare e giudicare gli “eretici”. Prevedeva pene spirituali e fisiche, fino alla condanna a morte sul rogo per l’eretico che non ritrattava o per chi era già stato individuato per gli stessi motivi. A partire dal Duecento, i tribunali si diffusero in tutta Europa, retti da inquisitori nominati dal papa.
L’Inquisizione allargò le sue competenze e iniziò a occuparsi anche di tutti i comportamenti condiderati “irregolari”: dalla bestemmia alla bigamia alla stregoneria.
Le cose cambiarono alla fine del Quattrocento, nella penisola iberica, dove l’istituzione assunse un carattere particolare. In Spagna e in Portogallo l’Inquisizione, per concessione pontificia, dipendeva direttamente dai sovrani. Per questo l’Inquisizione spagnola (1478) e quella portoghese (1492) furono in sostanza dei “tribunali di Stato”. Nate allo scopo di sorvegliare ebrei e arabi convertiti, sospettati di non aver mai abbandonato le loro religioni, presto si estesero a qualsiasi fenomeno in odore di eresia (comprese magia e stregoneria). Sia in Spagna che in Portogallo l’abolizione dei tribunali dell’Inquisizione avvenne nei primi decenni dell’Ottocento.
L’Inquisizione Romana (o Congregazione del Sant’Uffizio) nacque a metà Cinquecento durante la Controriforma cattolica, cioè quelle misure che la Chiesa di Roma prese per combattere la Riforma protestante.
Il Sant’Uffizio era allo stesso tempo come un organo religioso e una polizia dei costumi: non solo controllava gli eretici, censurava i libri “pericolosi” e ne bloccava la circolazione, ma perseguitava i bestemmiatori, i “giudaizzanti”, i “sodomiti”, chi ricorreva alla divinazione e chi praticasse la stregoneria. Questo carattere fu particolarmente accentuato nel Seicento quando l’Inquisizione diventò principalmente un attento controllore della cultura delle classi popolari.
Si assistette, allo stesso tempo, a un addolcimento delle pene: l’Inquisizione assunse gradualmente lo scopo di evangelizzare, che prevedeva di essere indulgenti con i colpevoli di stregoneria, di distruggere i testi superstiziosi e sostituirli con libri della dottrina cristiana.
L’importanza del Sant’Uffizio cominciò a diminuire dal Settecento. Fu abolito formalmente nel 1965 (nell’ambito delle riforme del Concilio Vaticano II), sostituito dalla Congregazione per la dottrina della fede.
Nata come strumento per imporre una uniforme ortodossia nel mondo cattolico, l’Inquisizione Romana cominciò presto a occuparsi della superstizione popolare e di conseguenza di pratiche magiche e stregoneria, materia che fino ad allora era stata di competenza dei vescovi e delle giurisdizioni locali. Il Sant’Uffizio introdusse alcune procedure come:
- il processo inquisitoriale romano, che prevedeva il diritto degli imputati di avere un avvocato e di ricorrere in appello,
- una sola testimonianza non era considerata una prova;
- i testimoni avevano l’obbligo del giuramento;
- il ricorso alla tortura era regolamentato.
Non mancarono i conflitti di giurisdizione, e in certi casi l’intervento del Sant’Uffizio poté impedire che un processo per stregoneria svolto dalle autorità locali degenerasse in esecuzioni a catena. Proprio l’Inquisizione contribuì a costruire, verso la fine del Cinquecento, una definizione di “stregoneria”, distinta da superstizioni considerate “minori”.
Si sviluppò una disciplina detta “demonologia”, che procedeva per discussioni erudite intorno alla realtà del sabba e del volo notturno diabolico, e finì per creare un modello di stregoneria demoniaca cristiana che probabilmente sintetizzava diversi culti e credenze “precristiane” ancora diffuse in Europa a livello popolare.
C’era poi un “lato pratico”, quello che si svolgeva nel corso dei processi per stregoneria: definito il modello, l’inquisitore (allo stesso tempo accusatore e giudice) cercava di far quadrare i conti; con domande trabocchetto e la violenza della tortura faceva dire alla vittima quel che già si aspettava di sentire.
G. Verroia