di Renato Visciano
Totti, Vieri, Paolo Rossi, Riva, Inzaghi, Piola, Vialli; sono solo alcuni dei nomi illustri che hanno guidato l’attacco della nazionale italiana nel corso della sua storia. Una grande tradizione quella dei numeri 9, quasi come quelledei difensori e dei portieri, ruoli in cui l’Italia è sempre stata storicamente “forte”. Oggigiorno sono eredi degli Zoff e dei Buffon (con le dovute proporzioni) Donnarumma e l’astro nascente Vicario, reduce da una stagione di altissimo livello a difesa dei colori del Tottenham; volto della difesa italiana è l’interista Alessandro Bastoni, giovanissimo ma paradossalmente ormai un veterano, affiancatodal giovane di belle speranze Giorgio Scalvini e dalla scoperta di questa stagione: Alessandro Buongiorno. Insomma, l’Italia è una nazionale giovane e promettente, con giocatori di alto rendimento in quasi ogni ruolo, tranne uno: la punta. La maledizione del numero 9 incombe sull’Italia da diversi anni, basti pensare a Ciro Immobile: 36 gol in una stagione con la Lazio, record all-time della Serie A condiviso con Gonzalo Higuain, e molte stagioni di alto livello che hanno cementificato il suo ruolo da bomber puro, ma in nazionale non è mai scattata la scintilla. 57 presenze e 17 gol, non numeri pessimi, ma di sicuro rimane l’amaro in bocca per ciò che sarebbe potuta essere la sua carriera in azzurroe, purtroppo, non è stata.
Oggi l’Italia non ha un centravanti ben definito, con molti che partecipano ai “casting” per il prossimo europeo, seppur nessuno convinca a pieno. Gianluca Scamacca è quello attualmente in pole position, in risalita in questo finale di stagione alla corte di Gasperini all’Atalanta,ma che comunque ha ancora evidenti limiti tecnici, palesati anche nella sua esperienza inglese dello scorso anno, passata sulla sponda granata-azzurra di Londra con il West Ham. Altro papabile sarebbe Giacomo Raspadori, con caratteristiche diverse da tutti gli altri attaccanti italiani, quasi più un 10 che un 9, che però ha trovato poco spazio nel Napoli dello scudetto e ne ha trovato ancora meno in questo Napoli allo sbaraglio, di fatto non avendo i numeri adatti per essere la punta titolare della nazionale italiana. C’è infine MateoRetegui, il più bomber dei tre, che viene da una stagione promettente nel Genoa di Gilardino, ma neanche lui èindispensabile per il Commissario Tecnico Luciano Spalletti.
Vista questa carestia di punte italiane, sul web c’è chiineggia al ritorno in maglia azzurra di Mario Balotelli, ultimo attaccante di successo in nazionale,che brilló in particolare durantel’europeo 2012, in cui i giocatori di Prandelliarrivaronoin finale per poi perderesonoramente contro la Spagna. Balotelli è ormai un giocatore a fine carriera e ovviamente non è un opzione praticabile in vista di Euro 2024, ma il fattoche ci siano tifosi che veramente vorrebbero vedere lui come numero 9 dell’Italia non fa altro che sottolineare le enormi difficoltà nel ruolo. Difficoltà figlie di una nuova filosofia di gioco sempre più macchinosa e tecnica, in cui però si perde di vista l’istintiva capacità del saper far gol per concentrarsi sul formare “palleggiatori seriali” per poter esibire statistiche strampalate basate sul possesso palla. Sarebbe bene ricordare che alla fine nel calcio vince chi fa più gol, quelli che dovrebbe fare il numero 9.