Dagli anni ’50 ad oggi sono state prodotte 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, l’equivalente di 158.670 Titanic di plastica a grandezza naturale.
Il dato più interessante, però, ci dice che 6,3 miliardi di tonnellate di questo materiale sono diventati rifiuti e solo 2 miliardi di esso riciclato o non ancora utilizzato.
La plastica che è diventata rifiuto viene buttata in mare e dopo centinaia o decine di anni, scompare.
La microplastica però viene ingerita dagli animali marini, soprattutto da invertebrati marini commestibili come cozze, vongole, gamberi, aringhe… che poi l’uomo mangia.
In Italia vengono prodotti tra i 40 e i 50 mila oggetti di plastica e imballaggi, nonostante ciò il nostro paese lotta molto per questa causa. Infatti mentre negli U.S.A. Si ricicla il 10% della plastica e in Europa il 30%, qui da noi si ricicla il ben 45% della plastica.
Il riciclo però non è la soluzione giusta, visto che se continuiamo così ci autodistruggeremo.
Se mettessimo in fila tutte le cannucce utilizzate in Italia in un anno, infatti, copriremmo la distanza Terra-Luna per ben due volte, andata e ritorno!
Per questi problemi però si sono già trovate alcune soluzioni attraverso nuove leggi.
Per esempio:
a Monaco di Baviera sono stati vietati i contenitori di plastca;
a Copenaghen sono state aperte 60 fontane per invogliare il riciclo delle bottiglie riempiedole, evitando di buttarle;
in Italia dal primo gennaio 2019 è stato concesso il commercio di cotton fioc biodegradabili, visto che questi costituiscono il 7,8% dei rifiuti galleggianti nei mari.
Per risolvere il problema, però, bisogna anche pressare le grandi aziende come la Coca Cola, la PepsiCo o la Nestlè, che sono molto pericolose per l’integrità dell’ambiente per via dei loro numerosi imballaggi.