di Maria Francesca Alfiero- Maria Vittoria Nunziata- La pena di morte è una sanzione penale la cui esecuzione consiste nel togliere la vita alla persona condannata. La pena di morte veniva applicata per i
delitti più gravi , ma anche per i delitti religiosi e la punizione non era proporzionata alla gravità
del reato. Il più delle volte la pena era ed è, in alcuni stati, terrificante: impiccagione, sedia
elettrica, fucilazione, camera a gas, lapidazione, taglio della testa. Oggi la pena di morte è stata quasi del tutto eliminata, ma si discute ancora sulla sua legittimità,
soprattutto per gli Stati che ancora l’ adottano. Il numero delle esecuzioni registrate nel 2022 è il
più alto da cinque anni, a causa dell’aumento delle condanne a morte eseguite nell’area Medio
Oriente – Africa del Nord: lo ha reso noto Amnesty International nel suo consueto rapporto
annuale sulla pena di morte nel mondo. Amnesty International, dagli anni ‘70, combatte contro la
pena di morte in ogni circostanza, chiunque sia il condannato e qualunque colpa egli abbia
commesso. Ma cosa succede quando ad essere illegali sono le leggi di un paese?
Questo è quello che succede in Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e
Singapore. Il maggior numero di persone messe a morte
è stato causato dai reati di droga, violando il diritto internazionale dei diritti
umani, secondo il quale le esecuzioni dovrebbero limitarsi ai “reati più gravi” come l’omicidio
intenzionale. Nonostante ciò, un po’ di speranza arriva da sei Stati che nel
2022 hanno abolito del tutto la pena di morte. Parliamo del Kazakistan, Papua Nuova
Guinea, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Guinea Equatoriale e
Zimbabwe. Si deve essere contro la pena di morte se si vuole
costruire un mondo più sicuro per tutti perché tutti gli uomini hanno il diritto
di vivere chiunque egli sia e qualunque cosa egli abbia fatto.