La villa della contessa era molto grande: aveva dieci stanze su due piani. Al piano superiore c’era la sua stanza da letto, dove accanto ai mobili c’era la sua vecchia specchiera: un ricordo dei suoi sogni di principessa da bambina.
Nei cassetti di questo mobile conservava i gioielli d’oro e d’argento che indossava solo nelle occasioni speciali.
Quella domenica sera la contessa Vitacolonna, così si chiamava, aveva un concerto per la festa della donna e uscì indossando la sua collana preferita con il ciondolo a forma di mimosa, ma non indossò né bracciali, né orecchini.
Alla fine del concerto la sua amica la riaccompagnò a casa e la contessa la invitò a salire per mangiare qualcosa.
La contessa entrò nella sua camera e trovò la stanza a soqquadro, il cassetto con i gioielli era vuoto: l’avevano derubata delle sue ricchezze più belle.
La contessa spaventata urlò: “Aiuto! Mi hanno derubata! Al ladro! Chiamiamo la polizia!”.
L’amica Rosa, così si chiamava, tranquillizzò la contessa e chiamò immediatamente la polizia.
Il commissario Bassettoni, la mattina dopo, controllò tutta la villa per lungo e per largo.
Nel giardino c’erano una piscina gigante e profonda, otto alberi di pesche e quattordici alberi di ciliegie con al centro un prato pieno di violette, di margherite e di tulipani. Inoltre c’erano siepi di rose stupende.
Bassettoni si accorse che tra i rovi delle rose c’era della stoffa macchiata di sangue.
“Un bell’indizio!” pensò il commissario che portò la prova dell’eventuale ladro alla scientifica.
Poi interrogò tutti i dipendenti della contessa e quelli che erano stati nella villa negli ultimi giorni.
Visionò tutti i video delle telecamere esterne. Dalle immagini vide che il ladro si era ferito ad un braccio.
Il commissario entrò nella stanza di un possibile sospettato, ma la trovò vuota di tutti gli effetti personali.
“Il ragazzo sarà fuggito? Bloccate tutti gli aeroporti e controllate stazioni delle metropolitane e ferroviarie. Infine controllate tutte le navi in partenza e che sono già partite!”.
I poliziotti realizzarono dei posti di blocco, andarono soprattutto all’aeroporto dove c’era un volo in partenza per il Brasile.
I passeggeri erano in fila per i controlli; all’improvviso il metal detector iniziò a suonare e i poliziotti corsero subito e videro un ragazzino con la signora Rosa, l’amica della contessa.
Il commissario Bassettoni che era sul posto a controllare passeggero dopo passeggero disse:- La verità viene sempre a galla!- .
E indicò il ragazzino che si sentì come un topo in trappola.
Il ragazzino urlò: “Io non ho fatto nulla!”.
Ma le prove erano evidenti: tutto venne alla luce. Trovarono nella valigia della signora Rosa i gioielli e il ragazzo aveva dei graffi sulle braccia, sicuramente causati dai rovi.
Bassettoni ragionò per un attimo e disse: “Adesso tutto si ricollega. Pasqualino, il nostro ragazzo, è il nipote della signora Rosa. I due complici avevano organizzato tutto alla perfezione, ma non avevano fatto i conti con i rovi che hanno fatto scoprire la verità”.
Classe V B
Scuola Primaria “Principe di Piemonte” di Lanciano (CH)
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