Quest’altro lungo e intenso anno scolastico si sta concludendo, alcuni sono arrivati al capolinea della lunga “era scuole medie”, e non parlo solo di alunni. Ebbene sì, ogni anno vanno e vengono tante persone, che lasciano il loro timbro nella nostra storia.
La nostra scuola, per molti di noi, è un po’ come una stazione di passaggio; però c’è qualcuno che si è fermato qui per un arco di tempo vastissimo: parlo della cocciutissima prof.ssa Mossa.
Abbiamo avuto la fortuna di condividere con lei questa difficile e tempestosa età di transizione, che sta sfociando in quest’ultimo anno di scuole medie sia per alcuni di noi alunni che per lei.
Certo, è inimmaginabile una “Parini” senza Marisa Mossa, con le sue citazioni dialettali, le sue gite internazionali, ma soprattutto col suo modo di richiamare la nostra attenzione, che ricorda i generali tedeschi, (motivo per cui nessuno osa fiatare), quando tira su la sua mano con ormai scolpito il numero tre.
Per una donna come lei non bastano certo tre anni di conoscenza per ritenersi soddisfatti, ma ci siamo dovuti accontentare di qualche domanda che ci premeva farle.
La professoressa comincia stupendoci, affermando che rifarebbe tutto di nuovo; le piace insegnare e soprattutto stare con noi ragazzi. Anzi… Non vorrebbe andare in pensione. Non credo che nessuno vorrebbe il termine della sua carriera scolastica.
Come pensavamo, la testardaggine e la determinazione della professoressa l’hanno portata spesso a scontrarsi e alla discussione accesa con molti colleghi, ma questo non ha fatto che renderla ancor di più un muro portante della nostra scuola, un pilastro fondamentale, confermando il suo ruolo imponente.
Alla domanda: “Dove trova la grinta per portare a termine i suoi progetti?” la prof.ssa risponde svelando il suo ingrediente segreto, probabilmente molto sottovalutato: la volontà. Ciò nonostante, dal punto di vista didattico non si ritiene totalmente soddisfatta, anche perché negli anni ha dato molto spazio agli insegnamenti morali… Ed è anche questo che l’ha sempre distinta. Lei è stata per noi una guida, un faro che illumina il nostro mare nella notte.
Tra le altre curiosità, ovviamente abbiamo domandato: “Cosa le mancherà dell’ambiente scolastico?”. Lei qui, con un accenno di sorriso, afferma che sentirà la mancanza di tutti i suoi alunni: noi sappiamo come lasciare il segno (in senso positivo, si spera). Le mancheranno i colleghi, la pausa del caffè alle macchinette e anche il richiamarci “sull’attenti” col suo iconico “Uno! Due! Tre!”. Ecco… Questo mancherà anche a noi, ma abbiamo la fortuna di averlo vissuto e di poterne raccontare ai nostri successori; abbiamo questo privilegio, che è per pochi.
Giorgia Eugenia Teresa Santoro – 3^ E