//La mostra: “Il Mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue” della Fondazione Licabue a Venezia.

La mostra: “Il Mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue” della Fondazione Licabue a Venezia.

di | 2018-04-02T08:28:39+02:00 2-4-2018 8:28|Alboscuole|0 Commenti
La mostra: “Il Mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue” della Fondazione Licabue a Venezia.   di Alberto Bianchini & Pietro Mengo 3^C Mercoledì primo marzo alle ore 8,30 la Classe 3^ C della Scuola Media annessa al Convitto Nazionale Statale “Marco Foscarini”, accompagnata dalla prof.ssa di Spagnolo Wilma Fantin e dall’educatore Raffaele Vallone, si è recata per visitare la mostra “Il Mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue”. L’iniziativa è stata voluta e promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue presso Palazzo Loredan dal 12 gennaio al 30 giugno 2018. La visita è iniziata con un laboratorio artistico, tenuto da una insegnante di arte, nel quale tutta la classe, ha dovuto rispondere a delle domande sui popoli che erano vissuti in Meso-America prima di essere scoperti da Cristoforo Colombo. Le domande oltre a richiamare alla mente il nome dei Maya, degli Aztechi, gli Inca e gli Olmechi hanno introdotto proprio il tema della mostra e cioè il loro modo di vivere, e in più tutti i prodotti agricoli che utilizzavano come loro sostentamento che, con Cristoforo Colombo, sono poi stati portati coltivati nel Mediterraneo come: patate, mais, il cotone, ed altri. Nelle domande e risposte è emersa la loro grande storia che è durata per millenni, il loro culto dei morti e la loro arte. Ciò che ci ha colpito è stata la strana coincidenza della loro arte con il periodo moderno del Cubismo e come le forme raffigurate dai popoli pre-colombiani assomiglino a quelle dell’arte del Novecento. Dopo questa coincidenza l’insegnate ha dato la possibilità a tutti gli alunni di dipingere con colori atossici un proprio disegno su dei fogli di dimensione un metro per trenta centimetri che erano appesi ai muri della stanza del laboratorio. Mentre i colori si asciugavano la Classe si è spostata al primo piano per visitare la Mostra. Nelle quattro grandi sale la guida ha dettagliatamente esposto alla classe, con molti chiarimenti e spiegazioni, i vari oggetti dell’esposizione, ma anche illustrato dei quadri e dei vestiti, come testimonianza della grande cultura e civiltà che quei popoli avevano raggiunto. Ciò che ci ha particolarmente incuriosito è stato il modo in cui passavano il loro tempo libero. Le antiche tribù giocavano spesso a “la Pelota” che era un gioco in cui si doveva centrare con una pesante palla di caucciù un canestro messo in orizzontale e ad una certa altezza senza usare gli arti e utilizzando soltanto la parte posteriore del corpo. Si è anche parlato della loro religione e soprattutto del loro “dio” che veneravano molto e che si poteva trovare molto spesso raffigurato e riprodotto nei vasi, nei bicchieri o nei gioielli che era il “dio giaguaro”. Prima di uscire dal Museo la Classe si è recata presso la sala del laboratorio dove ogni alunno e alunna ha avuto in consegna per portare a scuola il proprio disegno che precedentemente aveva fatto, Durante il rientro a scuola c’è stato un lieto fuori-programma. Per gli effetti dell’ondata di gelo che aveva colpito l’Italia in quel periodo e Venezia si era imbiancata con qualche centimetro di neve. in un campo, gli insegnanti accompagnatori, ci hanno permesso per pochi minuti di dare sfogo al gioco di palle di neve che noi tutti non ce lo siamo fatto dire due volte.