“Il castigo di Loki” è una delle leggende più famose della mitologia nordica, sviluppatasi nell’epoca pre-cristiana. Loki è la divinità nordica che rappresenta il male e la pazzia, bello e amabile d’aspetto, ma perfido e infedele. Al principio Loki strinse un accordo di fratellanza con Odino, padre di tutti gli Dei, e con lui creò la Terra. Assunto fra gli Dei, spesso li servì, e altrettanto spesso fu causa di gravi danni, divenendo così per le divinità maggiori il più grande nemico e traditore. Un giorno Baldr, figlio di Odino, cominciò a fare numerosi incubi sulla morte, così raccontò tutto ai suoi genitori. A quel punto la madre fece giurare a ogni essere vivente che nessuno avrebbe fatto del male a suo figlio, che divenne così invulnerabile. Loki era molto invidioso di Baldr e volle provare la sua invulnerabilità così, un giorno, si trasformò in una donna e andò dalla moglie di Odino. Questa spiegò tutto alla “donna” dicendo che però vi era una pianta a cui non aveva richiesto il giuramento, il vischio. Quindi Loki prese del vischio e lo diede a Hodr il fratello cieco di Baldr, che glielo lanciò facendolo morire all’istante. Allora Loki scappò e quando gli Dei arrivarono presso di lui si trasformò in un salmone per scappare, ma venne catturato. Gli dei lo portarono in una grotta e trasformarono il figlio Vali in un lupo, così che sbranasse il fratello, affinché Loki perdesse entrambi i figli. Infine Loki venne legato a tre rocce e la Dea Skadi mise un serpente sopra il suo viso in modo che il veleno cadesse direttamente sulla sua faccia, facendolo sussultare così forte da provocare forti terremoti. La leggenda ci insegna che l’invidia non porta mai a niente di buono, anzi.