Non ci sono frasi particolari, non ci sono parole che ti colpiscono più di altre nel discorso pronunciato da Liliana Segre al Parlamento Europeo, non c’è qualcosa di specifico da ascoltare più e più volte ma bisogna aprire le orecchie e la mente in quei 20 minuti in cui lei si racconta, racconta un qualcosa che nessuno, tanto meno lei, augurerebbe mai a nessuno, nemmeno al suo peggior nemico.
Ho sempre stimato le persone che sono riuscite a combattere l’odio, la discriminazione, la sofferenza, il coraggio di avvicinarsi alla morte senza ormai nulla da perdere e apprezzo chi riesce a parlare, a raccontare a rompere il guscio e capire che non è solo e che la guerra non è finita. Siamo usciti con fatica dalla seconda guerra mondiale ma alle guerre civili ancora in piedi non ci pensa nessuno, nessuno pensa ai campi di concentramento sparsi in tutto il mondo. Noi tutti siamo nati per un motivo che scopriamo vivendo. Ditemi, perché una persona non può trovare altrove la pace che non riesce a trovare al suo paese. Perché una persona, un umano come me, non può vivere normalmente, magari ricevendo aiuto dai suoi simili?
Abbiamo sconfitto l’odio per gli ebrei nel 1945 ma c’è altro odio che si espande nel mondo e nessuno fa nulla: siamo tutti bravi ad allargare questo cerchio di odio ma mai nessuno è capace di buttarci dell’acqua sopra. Mi chiedo come faccia certa gente ad avere un cuore così cattivo, così bollente, andato ormai a fuoco. Perché nessuno riesce ad avere il coraggio, il buon cuore di cui noi umani siamo dotati ma non usiamo? Ognuno di noi è buono a suo modo ma se qualcuno discrimina è solo un egoista che pensa a sé e mai si metterebbe nei panni di chi c’è dall’altra parte!
Per me guerra è odio, per me guerra sono anche le prese in giro a scuola, per me guerra è quello che successe l’11 settembre del 2001, per me guerra è la seconda guerra mondiale con sei milioni di vittime, per me guerra è gridarsi in faccia tra marito e moglie. Guerra è sinonimo di odio e Liliana Segre ne è una testimone, ha i suoi 90 anni e ora si rende conto che la guerra non è stata vinta, che certe cose ci sono ancora! Lei ha spaccato il guscio con le sue forze per vincere questa guerra, sperando un giorno che qualcuno liberi il campo di concentramento dal nemico principale: l’odio.
Floriana Cafagna
Classe II B Tecnologico