dalla Redazione del TGTassoNews – Tutti sanno che Vietri sul Mare, oltre ad essere un gioiello della Costiera Amalfitana, è sede di una produzione di ceramica famosa in tutto il mondo. Eppure c’è stato un momento in cui si parlava di una ceramica non vietrese, ma salernitana, che prende il nome dalla sua decoratrice e designer statunitense Ernestine Viden Cannon.
Figlia di un banchiere americano, Ernestine giunge in Italia con la madre nel 1939 e, dopo un breve soggiorno a Roma, si stabilisce a Ravello, vicino Salerno, ed inizia ad occuparsi di ceramica. Proprio nella cornice magica della Divina Costiera, Ernestine incontra l’architetto Matteo D’Agostino, Responsabile dell’azienda salernitana “Ceramica Matteo D’Agostino & C.S.p.A.”, al quale la lega immediatamente un rapporto collaborativo fondato sulla stima, sull’amicizia e sull’amore per l’arte in generale, accompagnato anche da un profondo reciproco sentimento d’amore. Insieme realizzano una linea di pezzi di ceramica (piatti, teiere e suppellettili) di alto design caratterizzata da forme moderne, estrose, ma allo stesso tempo eleganti. E così, dal 1948, si fa strada la fabbrica Ernestine in stretta collaborazione con la D’Agostino, con una produzione di elementi ceramici unici e particolarmente estrosi.
Caratteristica principale dello stile Ernestine è la costante presenza, soprattutto nei primi anni, di fiori (gerani, viole o margherite) e di frutta o foglie, ma anche geometrie e forme stilizzate in bianco e nero come giraffe e cavalli o ancora disegni di figure astratte, il tutto presentato attraverso dei tenui colori acquarello.
Grazie al suo stile raffinato, la ceramica Ernestine si impone su quella vietrese.
Pochi anni dopo, nel 1950, l’arrivo in azienda dell’ingegnere tedesco Horst Simonis fornisce un ulteriore slancio alla produzione ceramica. Grazie al suo contributo, si approfondiscono gli studi sugli smalti e sui colori tra i quali, ad esempio, il famoso e intramontabile “rosso selenio” o il “blu” (ques’ultimo realizzato con smalto borico e ossido di rame ).
Per circa 10 anni continuativi, la disegnatrice continua anche a intrattenere rapporti oltreoceano. Ne sono testimonianza numerosi ordini, proprio dagli Stati Uniti, di oggetti ceramici di uso comune da parte di un pubblico attratto soprattutto dalla freschezza dei disegni e dai loro particolari colori. Tutto questo può essere considerato come una prima esperienza di esportazione del Made in Italy.
La nuova fabbrica, impiantata nel frattempo nella zona di Fratte, a Salerno, realizza non solo piatti, ma anche suppellettili d’arredo e lampade artistiche, sempre perseguendo i canoni dei disegni base, molti dei quali continuano ed essere per lo più floreali. La fama della designer cresce al punto che per la realizzazione della nave Andrea Doria, il cui arredo viene affidato a Gio Ponti, la Ceramica Ernestine realizza alcune suppellettili come, ad esempio, i posacenere aventi come disegno la prua di una nave.
Negli anni ’60 la fabbrica, sotto la supervisione della designer Ernestine, è in grande fermento. I successi della Ernestine si riflettono anche nelle ordinazioni fatte da personaggi illustri tra cui la famiglia Reale del Belgio, Jacqueline Kennedy e Totò. Purtroppo, con la morte dell’architetto D’Agostino e della disegnatrice Ernestine, l’azienda perde sempre di più il suo iniziale slancio artistico e industriale. Essa prosegue, di fatto, tra il 1976 e il 1994, attraverso l’opera della MAC (Maestri d’Arte Ceramica) all’interno della quale alcuni disegnatori e dipendenti della Ernestine continuano a lavorare, seguendo lo stile decorativo tipico della fabbrica, fino alla sua definitiva cessazione avvenuta nel 1994.
Ad oggi, molti dei suoi manufatti sono custoditi nel Dallas Museum of Art.