Il Gruppo Biblioteca Sensale ha intervistato il giovane cantautore Evandro Carlo Ciaccia da poco uscito dal talent Amici. Di seguito si riporta l’intervista:
I. D. Evandro, in una situazione instabile come quella odierna, secondo te, che ruolo avranno i giovani? I disagi maturati in questo periodo si protrarranno nel tempo?
I.R.Da parte nostra secondo me, però diciamo che io non è che abbia tanti mezzi proprio culturali o intellettuali per risponderti correttamente alla domanda, quello che possiamo limitarci a fare come giovani è mostrare il nostro supporto per chi sta gestendo la situazione, quindi rispettare ovviamente le regole perché è importante, a meno che uno di noi non abbia quella competenza necessaria per affrontare il problema o, perlomeno, per proporre una soluzione al problema. Però da parte nostra dato che la maggior parte dei giovani sono abbastanza, in realtà, impotenti di fronte ad una situazione del genere ma proprio per limiti culturali che noi abbiamo e anche in fatti di potere, secondo me, quello che dovremmo fare è, più che altro, sicuramente rispettare le regole e agevolare il lavoro di chi si sta occupando della situazione fondamentalmente. Però comunque noi dobbiamo essere in grado innanzitutto di riprenderci la vita appena ci viene data e di continuare a fare quello che stiamo facendo adesso perché i mezzi ci sono, però sempre nei limiti delle regole che ci sono imposte tipo, che ne so, se ci dicono di non fare assembramenti noi dovremmo non fare assembramenti. È importante divertirsi e fare ciò che si ama: è importante suonare, scrivere, fare teatro; è importante fare tutte queste cose però, magari, con gli amici se ci devi uscire ecco evita assembramenti perché non ne vale la pena innanzitutto.
II.D. Da cosa nasce Scarasbratti e cosa rappresenta per te? La scrittura che ruolo ha nella tua vita? C’è qualche scrittore da cui prendi spunto?
II. R. Guarda Scarasbratti nasce più o meno quando ho iniziato a scrivere canzoni, nello stesso periodo, e nasce come valvola di sfogo: era un periodo abbastanza duro per me, abbastanza difficile e quindi niente, quando ho di poter fare questa roba ho deciso “vabbè scialla facciamola”, e poi è diventata una cosa sempre più sistematica diciamo che ogni giorno postavo 5 vignette, ne postavo 6 alcuni 10 e altri 0 e quindi quando ne avevo bisogno potevo confidarmi con Scarasbratti perché non avevo nessuno vicino perché in Inghilterra ero completamente solo, i miei amici non c’erano e per cui Scarasbratti è stato molto importante e insieme a Scarasbratti anche lo scrivere canzoni sicuramente, però Scarasbratti era più superficiale, ci voleva meno impegno e, prima, avevo un’altra pagina che si chiamava Barlume, però non faceva per me: i disegni richiedevano troppo impegno, io volevo una roba più veloce per esprimermi.
La scrittura delle canzoni sicuramente è fondamentale per me, la soddisfazione che mi dà una canzone finita non me la dà nient’altro al mondo veramente, neanche l’avere molte persone che ti seguono o avere, magari, i primi soldi dalla musica, cosa che ancora non mi è successa. Però se dovessi iniziare a guadagnare soldi con la musica, o altro, niente mi darebbe così tanta soddisfazione quanto me la dà lo scrivere canzoni. Non scrivo altro cioè non scrivo di solito racconti e non scrivo flussi di pensiero, non l’ho mai fatto, però sicuramente ho degli scrittori che mi hanno ispirato per esempio David Foster Wallace, poi ultimamente sto leggendo Saramago, Kundera, loro mi hanno dato tanto devo dire la verità. Nella scrittura, per me, la cosa più importante è che ci sia l’elemento domestico. Quando io devo scrivere, per esempio, di una relazione che ho avuto con una persona oppure di un mio disagio o di un qualcosa o di un mio pensiero, secondo me l’elemento domestico è fondamentale all’interno della scrittura. Se io ti devo parlare, per esempio, se ti devo dire mi manca una persona o mi manca la quotidianità con una persona non te lo dico in una maniera troppo inarrivabile per te, te lo dico con un qualcosa che tutti fanno. Per esempio come preparare una moka di caffè per due: se io ti dico mi manca preparare quella moka di caffè tu capisci cosa sto dicendo, a quale sensazione mi riferisco e qual è la sensazione che mi manca in questo momento, è come se fosse un linguaggio universale, è come se io ti dicessi quella cosa che hai provato anche tu e tu la capisci. Questa è la cosa più importante per me, veramente, se ti parlo di bar e ti parlo degli occhi più finti del polietilene e ti parlo magari, che ne so, in Guacamole dico i discorsi, stare a letto, tutte queste cose, magari tu capisci perfettamente di quello di cui sto parlando se, invece, ti inizio a parlare dei tuoi occhi che sono luminosi come la stella più bella, a quel punto tu dici ma di che cosa stai parlando.
III.D. Durante la tua permanenza ad “Amici”, abbiamo ascoltato tre tuoi inediti: Intonaco, Guacamole e Roma Centro, qual è la storia di queste tre canzoni? Ce ne sono altre, in particolare, che vorresti far ascoltare al pubblico? Perché?
III. R. Allora Guacamole è stata la prima canzone che ho scritto e non parla di amore, come si può pensare, ma parla dello stesso periodo in cui ho iniziato a fare gli Scarasbratti, fondamentalmente ero appena arrivato in Inghilterra, ero solo e avevo cambiato da così a così la mia vita in meno di 10 giorni, avevo lasciato la mia ex ragazza ed ero in un periodo di riposo totale: ovvero tutto quello che facevo era sempre la stessa roba, ero molto annoiato e mi sentivo solo, per cui ‘la mia vita è come il Guacamole mille ingredienti ma è mono sapore’ si riferisce appunto a quel periodo e, per parlare di quel vuoto che sentivo, ho usato la relazione, quindi io è come se parlassi con una ragazza ma in realtà sto parlando con me stesso fondamentalmente. Io nella canzone dico che la mia vita in quel momento era vuota, non c’era nulla proprio, era come una relazione che ha perso sapore, come una relazione che stai insieme da due anni con una persona, tre anni, io con la mia prima ex ragazza sono stato tre anni e alla fine della relazione non avevamo più nulla da dirci, e la mia vita era un po’ così in quel momento. Poi c’è Intonaco che parla sempre della stessa relazione, e appunto parla più o meno della stessa roba ovvero che palle parlare con te, è così noioso, fare le cose che faccio con te non mi dà più nulla, però anche se non c’è più nulla tra di noi non ti preoccupare perché io sto bene anche se ci lasciamo, ci dovessimo lasciare un domani io starò comunque bene, è solo un altro dei colpi bassi che mi arrivano, è solo un altro schiaffo dalla vita ma ormai che ci posso fare mica mi posso abbattere, mica mi posso uccidere, fai come ti pare vai con gli altri insomma. Roma centro, invece, parla sia dell’inizio che della fine di una relazione, l’ultima che ho avuto che è durata un anno, e parla fondamentalmente di quello, è un ricordo di quella relazione che appunto, con questa relazione, frequentavo molto Roma centro specialmente di notte, quindi ti parlo delle sigarette e delle nottate a Roma centro.
Poi sì, ci sono altre canzoni che avrei voluto far ascoltare al pubblico però c’è tempo per quello, molto tempo. ‘Sai che c’è’ è un’altra canzone, parla di pigrizia, non so se ti è mai capitato di sentirti superiore a certe cose tipo che dici che frequenti certa gente, fai delle cose però dici io sono meglio di tutto ciò, io sono meglio. Ecco ‘Sai che c’è’ è il rendersi conto che non si è meglio di nessun altro, è una canzone che dice in realtà sono una sega come tutti voi però mi va bene comunque, fondamentalmente è questo.
IV. D. Da quel che abbiamo capito durante la tua permanenza ad “Amici”, ti ritagli un posto nell’indie. Cosa pensi di questo genere? C’è un artista indie da cui prendi spunto? Cosa pensi dell’autotune?
IV. R. Un artista da cui prendo riferimento in particolare non c’è, ci sono molti artisti che ammiro tantissimo diciamo, ma alcuni sono Bob Dylan, tra l’altro è anche l’unico poster che ho, lo ammiro tantissimo e lo conosco bene e l’ho studiato tantissimo, poi ci sono altri artisti che conosco che mi piacciono e Giorgio Poi è uno di questi, altri sono I Cani, altri ancora i Little Joy, tutti questi gruppi, e quindi oddio nell’indie sai che è? È che l’indie è diventato, cioè non si sa che è, indie vuol dire indipendente vuol dire la gente che fa la canzone in maniera indipendente, che la pubblica in maniera indipendente e che ha uno stile che si dissocia dal resto, quindi indie sarebbe di nicchia fondamentalmente, adesso l’indie non è più l’indie. La gente che mi ha visto in televisione probabilmente avrà pensato si veste male, canta male, canta delle canzoni chitarra e voce e allora è indie ma questo è da vedere, nel senso il vero indie non si preoccupa di queste cose, cioè il vero indie se ne sbatte di essere indie quindi magari sì, il mio sbattermene dell’essere indie mi potrebbe rendere indie ma a me di base non frega niente di essere indie.
L’autotune è uno strumento come la chitarra alla fine: rende di più la mia voce con l’autotune come potrebbe una mia canzone con la chitarra, per esempio Sangiovanni ne fa molto uso, si affida molto all’autotune perché non possiede una grandissima vocalità per cui, in realtà, non è un escamotage per arrivare dove non potresti arrivare senza questo strumento. La gente che si lancia contro l’autotune, che lo condanna, che lo esorcizza, in realtà io la trovo una sciocchezza sinceramente. Posso capire il playback, posso capire la gente che si fionda contro il playback e che dice che non si può cantare in questo modo, lì lo posso capire perché se vengo a vedere un concerto live mica mi puoi cantare in playback, però l’autotune alla fine non è quello che rovina una canzone, se una canzone è brutta è brutta, con o senza autotune.
V. D. Abbiamo avuto modo di vedere le diverse amicizie coltivate in questo periodo, quali ti porti di più nel cuore? C’è qualche aneddoto in particolare che ricordi?
V.R. L’amicizia più grande che ho stretto è stata con Samusbrelo, per me è tipo veramente il massimo quel ragazzo però, devo dire non è stata l’unica perché ho stretto anche amicizia con Enula, che era molto amica mia, poi con Sangiovanni e con Giulia, ma in realtà, guarda, ti devo dire che avevo un rapporto discreto con tutti compreso Aka7even che tutti pensano mi odi, in realtà eravamo super amici, con Aka ho un rapporto meraviglioso però diciamo che i miei amici più stretti in casetta erano senz’altro Samuele, Enula e Sangiovanni quelli con cui parlavo di più, Samuele più di tutti perché penso che con lui ci sia una stima reciproca che poche volte posso dire di aver avuto con una persona quindi abbiamo un bellissimo rapporto.
Ci sono state volte in cui, per esempio, Samuele si abbatteva perché incontrava difficoltà nelle coreografie o io mi abbattevo perché insomma l’hai visto cosa è stato il mio percorso, ce ne erano di ragioni per cui abbattersi e ogni volta che uno di noi incontrava una difficoltà c’era sempre l’altro ad aiutarlo. Tipo Samuele quando doveva fare il kip-up, la sera prima io mi ero messo lì insieme a lui mentre preparavo la valigia per la sfida e gli dicevo: “Samu fai questo kip-up, fai questo kip-up” e lui faceva il kip-up, quindi abbiamo speso ore e ore insieme a vederlo. Poi potrei raccontarti un milione di cose tipo ogni giorno ci facevamo caffè e sigaretta insieme, lui faceva il caffè ed io la sigaretta. Poi cucinavamo, ad esempio io, Sangiovanni e Samuele, dato che tutti gli altri mangiavano malissimo in casetta, mangiavano solo carne, carboidrati ed ecc., noi ci siamo emarginati ad un certo punto e facevamo questa cosa fondamentalmente: io facevo il riso con le verdure, Sangiovanni lo speziava perché sapeva solo speziare e Samuele lavava i piatti, e questa cosa la facevamo tipo 8 volte a settimana, 2 volte al giorno cioè di continuo, mangiavamo solo quello.
Evandro si impunta che l’argomento qui di seguito venga inserito: la sera precedente aveva mandato in tendenza su Twitter un hastagh per sostenere Samuele, #proteccSamusbrelo, sentendosi attaccato dai molti che lo prendevano in giro a causa della scrittura errata dell’hastagh, lui risponde alle accuse nel seguente modo: “NO NO NO, la gente su Twitter è così lOuCaL che non si rende conto che, in realtà, quell’hastagh è una citazione ad un meme, il meme dice ‘he protecc he attacc’ e poi c’è il resto, però protecc è scritto P-R-O-T-E-C-C non è PROTECT ma protecc, quindi l’ho scritto apposta in questo modo, e poi Samusbrelo è il soprannome che ho dato a Samuele. Incredibile!! Non pensavo che sarei andato in tendenza”.
VI. D. Riguardo la tua vita, che percorso scolastico hai intrapreso alle superiori? E adesso, perché queste scelte?
VI. R. Alle superiori ho fatto il linguistico e diciamo le materie che mi appassionavano di più erano le materie umanistiche, mi appassionavo fondamentalmente di letteratura italiana e veramente ci sbattevo la testa perché era una delle materie che preferivo poi il prof che avevamo era un idolo, filosofia mi interessava moltissimo e poi le materie scientifiche tra le quali chimica dove ero terrificante, biologia dove andavo sì e no , matematica in cui avevo 5 e sono arrivato al 6 per fortuna, e fisica dove avevo 6 ma perché mostravo una grandissima attenzione in classe ed ero particolarmente partecipe alla lezione. Mentre andavo bene in filosofia e italiano, andavo molto male nelle materie scientifiche e indovina cosa ho scelto all’università? Adesso faccio biotecnologie, una facoltà che mi fa studiare chimica, biologia, fisica e matematica, ma adesso sono materie che talmente tanto mi prendono e poi vabbè devo scendere a compromessi con il fatto che se faccio filosofia o letteratura italiana all’università trovo poco lavoro non avendo fatto né latino né greco, quindi ho scelto di fare delle materie scientifiche, poi all’università è tutto più figo, studi perché ti piace studiare quello che studi mentre al liceo, invece, sei un po’ costretto.
VII.D. Chi o cosa ti ha portato ad avvicinarti al mondo della musica? Oltre la chitarra, suoni qualche altro strumento oppure i piacerebbe farlo?
VII.R. Beh il disagio mi ha avvicinato al mondo della musica, se non avessi avuto del disagio da esprimere non avrei mai fatto musica con ogni probabilità, però guarda te lo dico come direbbe Guccini ‘a volte faccio musica studiando dalle nostre miserie’ nel senso, a volte faccio musica perché vedo delle cose talmente tanto raccapriccianti che dico “no vabbè questo non lo posso non dire” e a volte, invece, ci sono dei momenti di disagio, di tristezza talmente forti che sono costretto a scrivere canzoni o fare disegni, certo non ho mai scritto una canzone perché ero felice perché i momenti di felicità me li godo di solito, come quelli di tristezza però in maniera diversa.
Oltre la chitarra suonicchio il pianoforte su cui ho scritto Roma centro e qualche altra canzone e, invece, mi piacerebbe comprarmi un ukulele che so suonicchiare, però non ho voglia di comprarlo. Da ragazzino sapevo suonare così e così il launchpad, che è tipo un controller quadrato con, se non sbaglio, 64 tasti che si colorano quando lo suoni.
VIII D. Qualche volta si è parlato del tuo soggiorno all’estero, in Inghilterra. Come è stata questa esperienza?
VIII.R. Fondamentalmente non la consiglierei per chi ha intenzione di organizzare il viaggio con la scuola o con un’agenzia, io la mia esperienza l’ho organizzata completamente da solo in 10 giorni, in Agosto. Fondamentalmente quello che succede è che la gente si affida alla scuola o un’agenzia per organizzare queste esperienze, spende somme del tipo 10.000/20.000 euro, in qual caso non so quanto ne valga la pena, io l’ho organizzata da solo e sono andato in una scuola statale a Cambridge diciamo che mi sono trovato bene, la famiglia era meravigliosa, il problema ero io, non sono riuscito a fare amicizia con molta gente e con chi ero riuscito a fare amicizia mi annoiavo molto quindi ero solo, passavo gran parte della mia giornata in camera o per gli affari miei fondamentalmente, poi lo stare lontano da casa mi ha ricordato di quanto fosse importante anche apprezzare le piccole cose, mi ha insegnato questo, mi ha insegnato ad esprimermi e cos’è la tristezza seria e però, devo dire, che è un’esperienza che consiglio se fatta in proprio.
Gruppo Biblioteca Sensale, Marzo 2021.
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